Il percorso estivo di installazioni site-specific di Lucilla Bellini, Jacopo Jenna, Manuela Menici e Vanni Meozzi, impostato alla Rocca di Carmignano sulle possibilità e sulle necessità di un ambiente aperto, trova nello spazio SAAM la dimensione idonea per un approfondimento. Ed è stata appunto questa esposizione “al quadrato”, in cui gli artisti del gruppo rivelano l’essenza del proprio stile e del proprio messaggio, a chiudere per via ideale l’introduzione al progetto.
Le due mostre si sono distinte per l’elemento delineato come centrale, rispettivamente l’oggettualità e la rappresentazione.
Manuela Menici + Vanni Meozzi 15 ottobre 2011 – 3 novembre 2011
Lucilla Bellini + Jacopo Jenna 5 novembre 2011 – 20 novembre 2011
a cura di Matteo Innocenti
SAAM – Schema Polis
Via Borgo, 4 Carmignano – Prato
Lucilla Bellini + Jacopo Jenna
L’aria è l’ombra luminosa che accompagna il corpo
(da “La camera chiara” di Roland Barthes)
Normalmente ci si attende di vedere le cose compiute, la sintesi del processo che inizia dall’idea e che prende forma con la realizzazione. L’arte invece, per la libertà che le è propria, ha la facoltà di svincolarsi da tale determinazione degli esiti; così accade che un’opera come quella esposta da Lucilla Bellini e Jacopo Jenna, acquisti maggiori identità e significato se considerata nella sua parzialità – quale momento particolare di una ricerca che proseguirà oltre la mostra, verso sviluppi ancora imprevedibili.Del resto la necessità di una progressione non è eludibile, se l’indagine riguarda la natura del medium espressivo a cui si ricorre: in questo caso l’immagine fotografica, verificata attraverso l’elemento che ne è insieme la forza e il limite, ovvero l’istantaneità.
Ogni scatto è una copia della realtà che paradossalmente vale come frammento assoluto, poiché il suo soggetto, bloccato in un attimo qualsiasi, resterà così per sempre. Una contraddizione che il pensatore francese Roland Barthes, da una cui citazione deriva il titolo dell’opera esposta, ‘l’aria è l’ombra luminosa che accompagna il corpo’, superava tramite il tempo stesso – teorizzando che il punctum della fotografia, ciò che di essa ci colpisce emotivamente, fosse l’evidenza che ogni cosa nel momento stesso del suo apparire è già stata, e in quanto tale destinata a finire – e che i due artisti affrontano con l’inclusione dello spazio, quindi del movimento. La scelta non è casuale, ma riguarda lo specifico elemento di contatto tra le due diverse modalità artistiche: quella di Jacopo, rivolta all’espressività del corpo, e quella di Lucilla incentrata sul meccanismo, insieme mimetico e trasfiguratore, del ritratto.