Dopo le due puntate di approfondimento su Artribune Magazine, prosegue l’indagine sulle residenze artistiche in Italia. Sempre dalla penna di Matteo Innocenti, articoli monografici sulle realtà più interessanti del Paese.
Provincia di Trento a pochi chilometri da Dro; compresa tra il Lago di Garda e la Valle dei Laghi, circondata dalle Marocche, imponenti frane del periodo postglaciale, si trova una struttura composta da un fortilizio e da un più recente corpo con funzione di centrale idroelettrica. Prima del 1990, anno d’inizio del suo effettivo recupero, a meno di una potente immaginazione non si sarebbe potuto prevedere un processo di metamorfosi di questa archeologia industriale in centro di produzione delle arti contemporanee, nonché una progressiva affermazione di essa fino al punto di divenire caso emblematico di pratica culturale e imprenditoriale.
“Forti di una direzione continuativa e fondante del progetto nei nomi di Dino Sommadossi e Barbara Boninsegna [rispettivamente attuali direttore e direttore artistico, N.d.R.], ad oggi il centro conta un gruppo di lavoro stabile composto da 8 dipendenti, co-workers e altri collaboratori modulari a seconda dei progetto”. Insieme a Virginia Sommadossi, responsabile comunicazione, proviamo a delineare un’immagine sintetica ma esauriente del multiforme progetto Centrale Fies. “A Monaco la Muffathalle, ad Amburgo Kampnagel, a Parigi la Ferme du Buisson… quando Centrale Fies è stata teorizzata, negli Anni Novanta, in Italia non esistevano centri analoghi. C’erano sicuramente centri di residenza e festival capaci di svolgere anche ruoli produttivi, ma nulla con caratteristiche simili a quello che è stato progettato qui”.
L’azione della centrale comprende performing art, esposizioni, opere e attività site specific, sia attraverso la modalità del festival – Mein Herz Drodesera questa estate arriva alla 33esima edizione – che delle co-produzioni e, soprattutto, delle residenze “Esistono da sempre ma si sono intensificate con il progetto Fies Factory, sette realtà sostenute dal 2007 con continuità: ospitalità, finanziamenti, ricerca di collaborazioni e partnership, sviluppo di progetti attivando le nostre competenze personali e quelle necessarie di volta in volta, gestione amministrativa, produzione, distribuzione. La direzione artistica cerca di conoscere l’artista dal portfolio ma anche dalle idee per progetti futuri, valutando il modo in cui si potrebbe integrare al generale lavoro di Fies. Il tutto può avere iter diversi. Comunque avvenga, qui trovano un posto dove stare: artisti visivi, compagnie teatrali, creativi, designer, architetti, fotografi, redazioni di magazine, importanti reti europee di performing art”.
Guardando alla selezione operata nel tempo per le diverse attività – entro cui, tra molti altri, vi sono Francesca Grilli, Giorgio Andreotta Calò, Luigi Presicce, Francesca Banchelli, Masbedo, Teatro Sotterraneo, Anagoor, Codice Ivan – emerge la volontà di operare in un territorio di commistione, dove arti visive e performative procedono per via di scambio e di prossimità; in tale linea si inserisce anche il nuovo progetto Live Works, in collaborazione con Viafarini DOCVA, con modalità di residenza più premio. In generale si tratta di una questione da non ridurre, anzi, è riferendosi a casi come questo di compenetrazione in atto, che diventa possibile ipotizzare come i prossimi sviluppi nelle arti visive riguarderanno l’avverarsi di una completa e necessaria indistinzione tra gli ambiti espressivi (in riferimento anche ai processi di produzione e di fruizione, il che di conseguenza significherebbe la condivisione di un pubblico “totale”). Ce n’è quanto basta per collocare Centrale Fies in una posizione “diversa” rispetto ai contesti più convenzionali: “Ė sempre difficile guardarsi con gli occhi degli altri. In linea di massima siamo degli ibridi, degli outsider. Quando abbiamo una sicurezza tendiamo a lasciarla per ributtarci nell’ignoto. Probabilmente veniamo visti come un centro indipendente e autonomo, quale siamo, appoggiato da un trentino ricco e felice – che però non è più tale. Da qualche anno la crisi è arrivata fin quassù”.
Tutta l’impresa culturale, gestita da una cooperativa, viene sostenuta da finanziamenti pubblici e privati – in primis comune, provincia e regione, quindi Hydro Enel Dolomiti con un comodato d’uso per la struttura – e dal ricavato biglietteria, uso ambienti e servizi; situazione che comunque richiede nuove prospettive per il futuro. “Considerato che Centrale Fies si colloca in un contesto ambientale preziosissimo, che sul fiume Sarca è in atto un progetto di parco fluviale, che davanti ai nostri ingressi transita la pista ciclabile di collegamento tra il lago di Garda e le Dolomiti, stiamo riflettendo sula possibilità di vacanze culturali per accrescere la frequentazione anche da parte di chi è interessato alla natura e allo sport. Il sogno sarebbe trasformare le ex case alloggio degli operai adiacenti alla centrale in ostelli aperti, per unire i pubblici e le passioni”.
Matteo Innocenti
(Artribune)