L’intervento di Francesco Carone (Siena, 1975) nella Galleria SpazioA combina in forma nuova la pregnanza esoterico-ironica della precedente personale Maelström alla componente concettuale dell’installazione per Ex3, Horror Vacui. La particolarità è che, invece di una prevedibile addizione, il risultato consiste in una sintesi essenziale, riducibile a soltanto due termini: il titolo e la noce.
Golem viene inteso dall’artista nel senso originario espresso dallaGenesi, ovvero come “cosa avvolta in se stessa”, e collegato per analogia a un frutto che la cultura ebraica considera simbolo della nascita. Potenza, origine e vita; esattamente gli elementi a fondamento di un’antica leggenda popolare, rinverdita nel Novecento dalla trasposizione letteraria di Gustav Meyrink e da quella cinematografica di Paul Wegener.
Nello specifico, l’opera è composta da file di noci che seguono con precisione, e perciò sottolineano, le linee architettoniche dell’ambiente. Un atto immediato e coraggioso che rinuncia con consapevolezza a ogni elaborazione aggiuntiva per condurre direttamente l’osservatore al nucleo tematico: il rovesciamento delle funzioni tra contenitore e contenuto. Il luogo espositivo, che di solito mira al massimo della neutralità per non influenzare la visione di quanto ospita, stavolta diventa l’oggetto preminente dell’attenzione.
È chiaro che una simile riflessione sullo spazio non ha in sé molto di originale, eppure per Golem ciò non rappresenta una reale limitazione: il valore dell’intervento si delinea e si conclude nella puntualità del meccanismo escogitato – cioè nel suo modo insieme logico e assurdo di funzionare – non nella definizione di un senso. Del resto, quale corrispettivo migliore, di questa resistenza a non finalizzarsi in un significato univoco, se non la superficie increspata dei gusci contro la perfezione liscia delle pareti?
Coerentemente per Carone, anche in questa fase di evoluzione stilistica tanto segnata dal ruolo dell’assenza, resta imprescindibile il riferimento alla rappresentazione. In una stanza minore, quasi appartata rispetto al corpo principale della galleria, si trovano la serie di acquerelli Calchi e l’assemblaggio ligneo Totem. Appunto i disegni hanno una doppia funzione proiettiva: per un verso potrebbero essere studi in previsione dell’opera centrale, per un altro i “positivi”, colorati, dei vuoti che compongono la vicina scultura. E quest’ultima, studiato equilibrio di vecchie cassette da merci, ormai quasi putride, si dà all’osservazione come un esempio par excellence del processo simbolico.
Anche se al termine del percorso si ha l’impressione che le tre opere non si risolvano in un insieme completamente armonico, l’imprevisto stridore non è considerabile come difetto: è piuttosto la traccia viva di un momento fondamentale per lo stile di un artista, l’orma dell’ultimo passo, ancora un po’ incerto, prima di una definitiva maturità.
Matteo Innocenti
Francesco Carone – Golem
SpazioA ContemporaneArte
Via Amati, 13 (centro storico) – 51100 Pistoia