Ebreo immigrato di padre iraniano e madre curda, cresciuto in un insediamento nel deserto del Negev, artista e omosessuale dichiarato,Adi Nes (Kiryat Gat, 1966; vive a Tel Aviv) è nella sua stessa persona una manifestazione del carattere eterogeneo del popolo israeliano. Appunto tra le contraddizioni numerose e urgenti che informano il sionismo, l’artista seleziona ed evidenzia alcune grandi categorie quali la guerra – elemento paradossale se riferito a una comunità che, per la tragicità dei trascorsi, dovrebbe difendere soprattutto la pace – e la questione “occidentale”, ovvero la relazione culturale possibile tra la conservazione delle tradizioni e la frenesia consumistica del sistema capitalistico. Il frutto cosciente di tale riflessione è una tecnica fotografica che combina, con esibita ambiguità, il documento e la rappresentazione.
Gli estratti che compongono la personale al Mnaf sono espressione di un modus costante: inquadrature come tableaux vivants ispirati all’arte classica, al mito e alla religione, ma ambientati nel contesto della società israeliana odierna.
Gli estratti che compongono la personale al Mnaf sono espressione di un modus costante: inquadrature come tableaux vivants ispirati all’arte classica, al mito e alla religione, ma ambientati nel contesto della società israeliana odierna.
Nella serie Soldiers, l’artista sublima le sofferenze e l’assurdità dell’addestramento militare con una paradossale ostentazione dell’omoerotismo e dell’ironia. L’eroismo che nell’immaginario patriottico distingue i soldati, in quanto giovani esposti al rischio di una morte prematura, viene sottratto alla logica maschilista dell’esercito e risolto su un piano estetico: domina su tutto l’esibizione dei corpi, che si tratti di titani pronti a scattare o di angeli feriti a morte, di narcisi maliziosi o di ragazzi ingenui.
Biblical Stories riguarda invece le origini dell’ebraismo, ovvero gli episodi e gli insegnamenti dei grandi profeti dell’antico testamento. Anche in questo caso, l’approccio stilistico procede verso direzioni opposte: infatti le scene, pur rispettando le regole formali del canone pittorico, variano il contesto di riferimento; Abramo diventa un barbone che trascina il figlio dentro un carrello da spesa, Elia un disperato che giace sporco su una panchina, Ruth e Naomi – in questa serie compaiono per la prima volta dei soggetti femminili – due accattone che raccolgono gli ortaggi scartati alla chiusura del mercato.
In generale è evidente l’intenzione di creare un cortocircuito tra i valori ideali e le realizzazioni concrete della società, soprattutto nel periodo in cui la globalizzazione, avanzando, svilisce i principi religiosi ebraici del timore divino, del rispetto, della solidarietà. Un obiettivo, quasi una dimostrazione, che l’opera di Nes raggiunge con una tale precisione da esaurirsi completamente in esso. Ciò significa che queste fotografie, per difendere un’originalità apparente, devono operare un’omissione arbitraria: ignorare che le immagini tramite cui i poteri attuali rappresentano se stessi, si tratti di pubblicità piuttosto che di politica, sono già un’unione inestricabile di presunto vero e di presunto falso, di regola e di trasgressione.
Matteo Innocenti
Adi Nes – Deposizione
MNAF – Museo Nazionale Alinari della Fotografia
Piazza Santa Maria Novella, 14 – 50123 Firenze
MNAF – Museo Nazionale Alinari della Fotografia
Piazza Santa Maria Novella, 14 – 50123 Firenze