Quelle donne che ognuno di noi ha visto, disegnate da qualche parte. Seducenti, un po’ ingenue, avventurose. Icone di un erotismo libero dalle questioni morali, ma attento ai risultati estetici. Il mondo di Milo Manara in mostra a Siena, con un’antologica sotto il segno del desiderio.
Erano i giorni controversi del 1968 quelli in cui Milo Manara (Luson, 1945) decise di lasciare la pittura, per il carattere elitario che essa veniva acquisendo, unito alla soggezione a mirabolanti ma discutibili quotazioni di mercato, e di approfondire la forma espressiva certamente più “popolare” del fumetto.
Così, lungo un quarantennio e ancora oggi, le strisce disegnate, che non godono di uno status troppo lusinghiero qui in Italia, sono servite come possibilità di sperimentazione e di affermazione per uno dei maggiori illustratori europei contemporanei. Le donne bellissime e disinibite di Manara sono ormai un elemento dell’immaginario comune, al punto da essergli valse l’eponimo di maestro dell’eros e, fra le tante mostre in giro per il mondo, la prima vera antologica, ospitata dal complesso museale senese di Santa Maria della Scala.
Le stanze del desiderio, questo il titolo dell’esposizione, trovano un felice inquadramento nelle parole del loro stesso protagonista: “Per Buddha la beatitudine corrisponde alla mancanza di desideri; non so mica se mi piacerebbe vivere tra i beati! Il desiderio rappresenta un valore positivo, necessario alla nostra evoluzione, semmai a farsi pericolosa è la sua soddisfazione. Come scriveva Oscar Wilde: l’unica cosa peggiore a non realizzare i propri desideri è realizzarli”.
Il percorso, introdotto da un video multi-traccia che svela la perizia e insieme la spontaneità con cui nascono questi corpi e situazioni fantastiche, si sviluppa attraverso i momenti fondamentali della carriera del disegnatore, ognuno segnato da scenografiche pareti sospese per aria. Dalle vicende dell’alter ego Giuseppe Bergman al rapporto importantissimo con Hugo Pratt – sempre considerato una guida insuperabile –, dalla conoscenza con Federico Fellini, causa di due storie disegnate e di un film irrealizzato, all’affermarsi delle uniche due eroine costanti nel tempo, Claudia e Miele.
Nella parte restante, raccolta enorme di illustrazioni di vario genere – riprova della continuità con altre forme espressive come il cinema, la pubblicità e l’animazione – e forse proprio per l’abbondanza meno avvincente, emergono comunque dei punti alti, ad esempio la collaborazione con Alejandro Jodorowsky per la serie sulla famiglia Borgia (ancora inedita nel nostro Paese).
Chiedersi da che cosa derivi la forte seduzione che Manara esercita su un pubblico di differenti generazioni, equivale a una riflessione sulla reale portata dell’erotismo nella vita attuale: “Ad essere sincero, pur convinto che negli scorsi decenni l’eros abbia avuto una valenza sociale davvero sovversiva, oggi non saprei più definirlo. È evidente che ognuno di noi convive con un proprio scenario erotico, più difficile però è comprendere se a livello collettivo questa fantasia, questo invito alla procreazione, significhi ancora qualcosa. Non si tratta di morale, la nostra catastrofe è estetica prima che etica.”
Insomma, anche chi con l’eccitazione ha giocato per tutta la vita, avverte il disorientamento di una volgarità imprevista: mostrare, vedere e osare tutto, senza il fascino dei limiti, è una condizione che sembra riportarci più spesso alla barbarie che alla libertà.
Matteo Innocenti
Siena //
Milo Manara – Le stanze del desiderio
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