Una chiesa romanica austera, recuperata come luogo per iniziative che mettano in relazione l’arte, intesa in ogni sua espressione, la cultura e la spiritualità. Così San Cristoforo, con venti pitture e una serie di incisioni, ospita il grande Marc Chagall.
Ci sono artisti che, con il proprio stile, riescono a modellare l’immaginario comune; quando ci si riferisce alla fantasia e al sogno nella pittura del secolo scorso, fuori dalle ambiguità acuite del Surrealismo, uno dei primi nomi a emergere è certamente quello di Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul-de-Vence, 1985).
Ebreo di origine, nato e cresciuto in una cittadina della campagna russa ma cosmopolita nel corso della sua lunga vita, l’artista creò con visioni fiabesche un universo leggero in cui l’aria aveva più sostanza della materia e il cielo, spesso predominante nello spazio della tela, diveniva scena di apparizioni mitiche. Appunto tale continua volontà di evasione verso l’alto, non superficiale poiché la gioia comprendeva anche la malinconia, aveva in sé i caratteri della spiritualità: ogni opera era uno slancio per affermare e conservare l’aspirazione alla vita.
I venti quadri di piccole dimensioni presentati dall’Associazione San Cristoforo in collaborazione con la Curia episcopale lucchese e Art Project System, tutti riferibili all’ultimo periodo biografico, formano il compendio di una carriera; affascinanti e misterici come icone, le figurazioni propongono elementi celebri quali i fiori, l’agnello, gli innamorati, il circo, il sole. In essi si evidenzia la contraddizione fruttuosa di un pittore che, sebbene formatosi nella tradizione israelita, dunque in un contesto culturale parzialmente aniconico, divenne autore di simboli visivi universali.
Non a caso la mostra lucchese presenta in parallelo Le roi David, una serie di 105 incisioni realizzate da Chagall tra il 1931 e il 1939, pubblicate in edizione limitata secondo il volere del mercante d’arte-mecenate Ambroise Vollard. Le tavole, pur nell’assenza di colore e nella diversità tecnica che presuppone una maggior precisione del tratto, raggiungono una sintesi eccezionale tra senso religioso e libertà estetica. Dalla Creazione dell’uomo alla Vocazione di Ezechiele, la levità e la durezza, l’avanguardismo e l’arcaicità si uniscono senza stridore nella rappresentazione atemporale del sacro.
L’esposizione, esterna alle dinamiche delle retrospettive gigantesche e al tranello dell’uso improprio di nomi noti, è un caso raro d’attenzione specifica alla ricerca di un grande artista. La proroga di vari mesi conferma il risultato: nonostante l’abitudine attuale a impervie sperimentazioni visive, la semplicità può ancora essere sufficiente al coinvolgimento emotivo.
Matteo Innocenti
Lucca //
Chagall’s Spiritual Universe
progetto a cura di Lalla’s Join di Stefania Trolli
Catalogo e testi a cura di Luciano Caprile
CHIESA DI SAN CRISTOFORO
Via Fillungo 1
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