Essendo tutta l’arte dentro il tempo, condizione necessaria a ogni cosa per esistere, anch’essa deve inevitabilmente portare in sé i segni del proprio momento. Ciò non significa che l’opera artistica riguarda la società in cui viene generata, ma che riguarda anche la società in cui viene generata. In questo caso la congiunzione ha una potere di differenziazione
CategoryScrittura
#02 Prontuario per artisti rampanti
Ci sono tanti modi di costruirsi una carriera nei diversi ambiti, e certo questo vale anche per l’arte. Adesso come nei secoli scorsi – non sarà l’idealismo romantico a salvarci – il sistema artistico contempla una serie di norme, codici, mondanità utili ad essere creduti e rispettati quali autori di grido. Si tratta di un
#01 Elogio della Santa Ignoranza
Certe volte in penombra per un effetto di seduzione, altre al chiarore accecante di lampade al neon o soltanto con il bagliore incostante dei monitor; qualunque sia il tipo di luce lo sguardo non può sottrarsi alla constatazione della qualità più evidente e costante – con un’amarezza variabile secondo la disposizione a mentirsi: ci sono
Faust in laguna
Se l’anno scorso il riconoscimento a un film mediocre determinò soprattutto delusione e indifferenza, questa volta il Leone recupera in pieno il proprio splendore. La perla di Sokurov, un Faust visionario che annulla la distinzione fra uomo tentato e diavolo tentatore, è un’opera che lascerà un segno duraturo. E anche l’Italia esprime qualche nota di
Making Wor(l)ds – il cinema di Lukas Moodysson
Con un gioco minimo di parole è possibile trasformare il titolo scelto dal direttore Daniel Birnbaum per la 53. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, cioè Making Worlds, in un più agile Making Words,passando così dal contesto della creazione a quello del linguaggio. Non sarebbe certo un’operazione illecita perché se per fare il mondo occorre un atto, per descriverne
Adi Nes – Deposizione
Ebreo immigrato di padre iraniano e madre curda, cresciuto in un insediamento nel deserto del Negev, artista e omosessuale dichiarato,Adi Nes (Kiryat Gat, 1966; vive a Tel Aviv) è nella sua stessa persona una manifestazione del carattere eterogeneo del popolo israeliano. Appunto tra le contraddizioni numerose e urgenti che informano il sionismo, l’artista seleziona ed evidenzia
Riccardo Benassi + Piero Frassinelli – Chiara Camoni
La nuova e doppia esposizione al Museo Marini conferma in modo deciso, con la complessità concettuale e con la tendenza a indagare le categorie spazio-temporali, la linea sviluppata dalla direzione artistica di Alberto Salvadori, e probabilmente non è un caso che sia un evento così “denso” a segnare l’inizio del terzo anno dalla sua nomina.
Francesco Carone – Golem
L’intervento di Francesco Carone (Siena, 1975) nella Galleria SpazioA combina in forma nuova la pregnanza esoterico-ironica della precedente personale Maelström alla componente concettuale dell’installazione per Ex3, Horror Vacui. La particolarità è che, invece di una prevedibile addizione, il risultato consiste in una sintesi essenziale, riducibile a soltanto due termini: il titolo e la noce. Golem viene inteso dall’artista nel senso originario
8½
All’evidenza dei fatti, la Fondazione Trussardi rappresenta una delle realtà italiane più strutturate ed efficaci nella promozione dell’arte contemporanea, con quasi un decennio di attività segnata dai forti investimenti dell’azienda e dal rapporto “privilegiato” tra Massimiliano Gioni e un nutrito gruppo di autori internazionali al vertice. Dalla proposta complessiva è emersa ed emerge una tendenza
Charles Avery – Onomatopoeia part I
Charles Avery (Oban, 1973; vive a Londra) dal 2004 lavora in progressione continua, dunque senza ripensamenti né variazioni sostanziali, a un identico, enorme progetto. Riproponendosi un compito non da poco, dato che l’artista “demiurgo” sta creando un mondo alternativo rispetto al nostro, ma ugualmente verosimile. Nella fantasiosa realtà di Onomatopoeia, città centrale dell’isola The Island, la cui cartografia è rappresentata
Gianni Colombo – Retrospettiva 1959 / 1993
Compromessa dal sospetto, talvolta giustificato, di ridurre l’espressione artistica allo status di curiosità poco significante, l’arte cinetica non ha goduto né gode tuttora di un apparato critico particolarmente approfondito. La consistenza incerta di molte opere che le appartengono, sospese come sono tra esperimento percettivo e ludicità fine a se stessa, tracciano un limite ambiguo oltre
Arte in poltrona
Sebbene ancora sia mantenuta la divisione categorica tra cinema di narrazione e cinema d’arte – quando la stessa consistenza delle definizioni, approssimativa fino all’assurdo, segnala l’urgenza di un ripensamento critico – a Firenze per un periodo di quattro giorni è l’affluenza spontanea e numerosa di un pubblico composito a nullificare ogni limite di genere. Tale
Michael Lin – The colour is bright the beauty is generous
Coerente alla base che ne determina l’arte, Michael Lin (Tokyo, 1964; vive a Shangai e Parigi) assimila la sua grande retrospettiva italiana a un’occasione di manifesta convivialità: modificando le sale del Museo Pecci a immagine della propria abitazione, l’artista invita il pubblico a sperimentarne gli ambienti, gli oggetti e quant’altro. L’operazione, realizzata in collaborazione con l’atelier giapponeseBow
L’evento immobile. Annunciazioni
Contrattempi, incantamenti, lo sguardo ostinato; la quarta declinazione dell’Evento immobile – collettiva d’arte contemporanea presso Casa Masaccio, quest’anno in collaborazione con il Man di Nuoro – si riferisce in modo originale al topos dell’Annunciazione cattolica. All’idea centrale e ossimorica di un avvenimento che, pur accadendo, resta fissato, viene accordandosi uno dei motivi basilari della più diffusa religione occidentale:
Francesco Carone – Simon Roberts
Prossimo al compimento del primo anno di attività, con un bilancio pregevole per qualità delle proposte e riscontro del pubblico, Ex3 prosegue nella proposizione simultanea di due artisti distinti, in questo caso, peraltro, quasi coetanei. Francesco Carone (Siena, 1975) presenta, nella grande sala centrale, l’installazione site specific Horror vacui. Elaborando del titolo l’accezione connessa alla critica d’arte,
Vanessa Beecroft: quando la modella è statuaria
Controversa, celeberrima, fra le (poche) artiste italiane note e rinomate nel mondo. È Vanessa Beecroft. L’abbiamo incontrata nel giorno della “sua” performance alla Biennale di Carrara… Iniziamo dal presente: quali sono i tuoi progetti? Per il futuro sto lavorando a un’importante opera che si concretizzerà nel corso del 2011, a New York. Invece l’ultima performance
Jan van der Ploeg & Thom Puckey – The Prato Project
Lo spazio progettuale del Centro Pecci, stavolta utilizzato in tutta l’estensione di circa 50 metri di lunghezza, propone una personale “combinata” degli artisti Thom Puckey (Bexley Heath, 1948; vive ad Amsterdam) e Jan van der Ploeg (Amsterdam, 1959). Il tentativo, già sperimentato nel 2008 presso l’Aschenbach and Hofland Galleries della capitale dei Paesi Bassi, e consistente nell’instaurare una relazione
S-Coppola all’italiana
Nuove intenzioni, direttore d’esperienza e giuria composita. Gli ingredienti del successo sembravano esserci tutti. E invece il festival veneziano del cinema ha tradito le aspettative. Responsabilità delle selezioni o mediocrità delle opere? A conclusione degli entusiasmi, dei clamori e delle sfilate in ripetizione lungo il red carpet, l’ultima edizione del Festival del Cinema si lascia dietro una
Ragnar Kjartansson – Me and My Mother
È un’intrigante e piacevole meccanismo ironico a far sì che le opere diRagnar Kjartansson (Reykjavik, 1976) procedano agilmente fra i temi opposti della vita e della morte. Partendo da un codice noto – assimilabile allo sketch cinematografico e televisivo, ma rispetto ad essi allungato nella durata, per la ripetizione assurda di un medesimo atto – sono
Catherine Griffiths & Dan Rees – Home for Lost Ideas
Un’insolita abitazione Home for Lost Ideas, ovvero un rifugio – forte e sicuro proprio perché irreale – in cui collezionare quei progetti artistici rimasti in potenza e dopo, complice l’inarrestabile trascorrere del tempo, svaniti al pari di una chimera. La Archive Books, casa editrice della rivista The Exhibitionist, pubblica un volume dalla forma composita: interni in un
XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara – Postmonument
L’intenzione di animare il contesto cittadino, per dare nuovamente a Carrara e al suo evento più importante l’attenzione dell’establishment artistico, del pubblico internazionale e dei media può già dirsi, almeno parzialmente, realizzata: come una sceneggiatura “aperta” o un’improvvisazione jazzistica – ma con dietro la mente ben presente di Fabio Cavallucci e dei suoi collaboratori –
Torniamo con i piedi per Aria
Dopo l’acquisizione di opere d’arte – tra cui certo spiccava l’epico ed evocativo Grande Carico di Anselm Kiefer, suggestione materica da una poesia dell’austriaca Ingeborg Bachmann – la biblioteca pistoiese di San Giorgio rinnova la relazione con le espressioni contemporanee: questa volta si tratta di un progetto, meno istituzionale sia nella forma che nel budget, da ambientarsi nelle
Arte del XX secolo nelle Collezioni delle Fondazioni Bancarie di Venezia e Pistoia
ittà molto diverse le cui fondazioni bancarie, per successione di casualità, scelgono di esporre congiuntamente le raccolte d’arte di appartenenza: così nei due piani di Palazzo Fabroni trova ospitalità la combinazione delle collezioni pistoiese e veneziana. Da decenni Pistoia pratica un’operazione che, secondo le parole della stessa curatrice Lara-Vinca Masini, detiene caratteri di assoluta eccezionalità.
Sette piccoli errori. Seven little mistakes
In ultima analisi, le corrispondenze interne a Seven Little Mistakesrivelano una disposizione di tipo musicale. L’insieme costituito dalla mostra non può né vuole essere interpretato con gli strumenti della logica e del senso; meglio gli si confà quella peculiare empatia – sempre accompagnata da vaste immaginazioni – che nasce all’ascolto di un componimento. Insomma, se l’udito
De Bruyckere – Pancrazzi – Sassolino – Solakov – Zhen
Nedko Solakov, come un Bosch ma in chiave moderna e più ironica, deflagra immagini complesse con insert imprevisti e dissacranti. Si considerino la nuova installazione in cui un cilindro e una piramide si contendono l’attenzione del gallerista, certi episodi evangelici ridotti a vignette blasfeme, le cornici che rinnegano il valore della pittura delimitata: sono esempi di una contestazione che,
Paolo Canevari – Nobody knows
L’azione centrale di Paolo Canevari (Roma, 1963; vive a Roma e New York) – radicata nelle intuizioni, nelle tecniche e nelle materie a cui è ricorso nel tempo – è di tipo semiotico: dimostrare come ogni immagine, tramite un lieve spostamento di senso e quindi d’interpretazione, possa divenire indifferentemente simbolo di vita o di morte. Il titolo
Margherita Moscardini – una stanza/fuori luogo
Il titolo una stanza/fuori luogo è da intendersi letteralmente, quale tentativo di trasporre, negli interni di un diverso spazio, l’ambiente di una precedente installazione. Margherita Moscardini (Piombino, Livorno, 1981; vive a Bologna e Cecina, Livorno) nel 2008 presentòTerza Stanza, una parete fittizia sulla cui strombatura poggiava una lampada accesa verso l’esterno: opera che era insieme punto d’esplorazione e stimolo d’indagine
Marco Paoli – Ballads
Le Ballads del jazz hanno un ritmo più lento del normale e la loro cadenza fluttuante, di armonia diluita, offre ai musicisti una dolce sospensione, entro la quale ripercorrere, fra stupore e malinconia, l’intricata linea che dal passato porta al presente. Appunto memoria e musica compongono insieme l’inizio della mostra di Marco Paoli(Tavarnelle Val di Pesa, Firenze, 1959;
Eva Marisaldi – Tayo Onorato & Nico Krebs
Mantenendo la formula della doppia esposizione – che prevede la condivisione dello spazio fra autori distanziati da un paio di decadi per nascita, dunque a un livello di maturità un poco diverso – s’inaugura il secondo appuntamento del centro Ex3. Per uno spunto d’analisi relativo all’installazione di Eva Marisaldi(Bologna, 1966), che occupa la grande sala centrale,
Alla maniera d’oggi. Base a Firenze
“L’arte è sempre stata contemporanea”. Una scritta al neon risplende come un quarzo blu sulla facciata degli Uffizi. Otto artisti interpretano – alla maniera d’oggi – altrettanti luoghi del Rinascimento: a Firenze tra attesa, sbigottimento e incomprensione, finalmente il presente si misura con il passato… “Alla maniera d’oggi”: così scriveva il Vasari nelle sue celeberrime Vite, fornendo inoppugnabile