Il luogo comune vuole che lo stile di quest’autore sia soprattutto ritrattistica e glamour, una sorta di risata ridondante scaturita dalla gloriosa matrice pop. Ciò riprova che nessuno può sfuggire alla semplificazione del successo globale: venire racchiusi in piccole formule magiche, valevoli per ogni opera e per ogni successivo sviluppo. Perché accade? Strano a spiegarsi,
CategoryScrittura
Benoît Pailley – Swimming blue
Toni graduati fra l’azzurro e il blu quasi indistinguibili, come nella visione di chi contempla il cielo oppure il mare. Osservando, trovare oltre la luce e oltre i colori un misterioso velo solitario, abbandonato alle dolci, infinite modulazioni del vento. Di cosa è fatto il tetto infinito del mondo? Con levità, l’installazione Swimming blue, presentata nel
Talenti Emergenti/Emerging Talents. Nuova arte italiana
In poco più d’un anno, il curioso acronimo Cccs è divenuto, per un pubblico in progressiva crescita, riferimento a una realtà precisa: il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina. Una novità forte e necessaria, emersa dagli spazi sotterranei fiorentini come possibile rimedio alla desolazione di una città poco permeabile ai mutamenti e afflitta, secondo una definizione
Emanuele Becheri – Après coup
Après coup è il gesto minimo dell’autore, l’intenzione necessaria ma sufficiente a relazionare l’oggetto con l’esterno, secondo dinamiche che variabilmente si traducono in attrito, gravità, ossidazione, rumore. Ed è la nota fondamentale su cui Emanuele Becheri (Prato, 1973), rapportando opere del passato e del presente, ha costruito un percorso ad hoc per gli spazi-cripta del Museo Marino Marini.
Dani Gal – Seasonal Unrest (Un conflitto che ritorna)
È per noi distante e ingenua quella supposizione secolare che ritenne la geografia, assimilandola a una pura attività descrittiva, la più neutrale delle scienze. Da più fronti disciplinari e in periodi differenti furono gli avvertimenti d’intellettuali come Gramsci, Foucault, Derrida, a segnalare l’evidenza che ogni discorso è un discorso del potere, e così ad aprire
Arlen Austin – Furnishings for an Unavowable Community
Gli arredi per una comunità sconosciuta – Furnishings for an Unavowable Community – sono il mobilio della possibilità. Oggetti del reale sottoposti alla discrezione del sogno, o del gioco, si lasciano svuotare del loro senso per poter racchiudere qualcosa di diverso; magari disegni fosforescenti e concrezioni dorate simili a pepite. Del resto, il contenuto – scoperto all’aprire
Max Rohr – In between
Sebbene – o, forse, perché – l’ambientazione, considerata come una specie di “non luogo”, corrisponda alla memoria e il soggetto sia un io privo di definizione univoca, la più recente produzione di Max Rohr (Bolzano, 1960; vive a Firenze) ha la sostanza di un’avventura.In between ne è il titolo, unione di congiunzioni che esplicita la possibilità di considerare
Michele Zaza – Paesaggio magico
Ha inizio dal complesso sperimentare la fotografia durante gli anni ’70 l’arte di Michele Zaza (Molfetta, Bari, 1948; vive a Roma) e, come un’intima riflessione che si arricchisce col tempo, ha assunto nell’attualità la forma matura dell’indagine spirituale. Nella personale da Enrico Fornello – Paesaggio magico il titolo – i due momenti, il prima e l’ora, sembrano ricongiungersi –
I Macchiaioli e la fotografia
È quantomeno curioso che la fotografia – considerata nella sua primigenia fase rivale della pittura per quel carattere di forza e insieme debolezza d’apparente oggettività – riscontrasse un utilizzo tanto proficuo quanto finora poco considerato all’interno del movimento artistico ottocentesco dei macchiaioli. Del resto, non dovrebbe troppo stupire il binomio, se pensiamo che il sostrato
Classico Fiorentino
S’inserisce per strani incastri nell’aspra polemica intorno alla mostra Italics di Palazzo Grassi l’apertura fiorentina del museo monografico dedicato a Pietro Annigoni (Milano, 1910 – Firenze, 1998). Perché, nella generalizzata o forse soltanto rumorosa contestazione a Francesco Bonami, la sorte ha voluto che fra gli artisti citati da Achille Bonito Oliva come esempi poco rappresentativi della contemporaneità artistica italiana
1988: vent’anni prima, vent’anni dopo
Nel contesto di una discussione sul 1968 che ancora non pare trovare significazioni storiche concordanti, il modo migliore – e comunque il più sereno – per determinare l’importanza dell’evento potrebbe essere di rintracciarne i segni rimasti attuali. Linea di riflessione questa optata da Marco Bazzini per l’allestimento della mostra 1988: vent’anni prima, vent’anni dopo e da lui
Faces. Ritratti nella fotografia del XX secolo
L’essenza del ritratto, su tela o pellicola, deriva almeno da due cause fondamentali: l’affermazione identitaria e la testimonianza storica. Invece, la fascinazione che lo pervade è connessa alla legge del divenire, cioè all’annullamento della distinzione tra essere, essere altro e non essere più. In fondo, noi saremmo sconvolti dalla relazione paradossale tra la fissità del soggetto e il
Dai comics all’arte fotografica
In Italia la fotografia è considerata arte solo a intermittenza; la situazione appare simile a un limbo, divisione profonda tra chi neanche opererebbe un distinguo tra pellicola e tela e chi invece giudica lo scatto poco più di un’improvvisazione amatoriale. Può darsi anche che la negazione non sia causata dalla forma espressiva in sé, quanto
Mauro Staccioli – Pensare la scultura
Mauro Staccioli (Volterra, Pisa, 1937; vive a Milano) è annoverato comunemente tra i maggiori scultori contemporanei e, infatti, le sue tracce affiorano in punti diversi e distanti del globo, da Roma ad Amherst, da Bruxelles a Seul e così via, lungo un’ideale mappa ecumenica. Se viaggiassimo di città in città troveremmo sovente un’opera del maestro toscano,
Pablo Echaurren
“Strano pregiudizio che valorizza ciecamente la profondità a scapito della superficie, pretendendo che ‘superficiale’ significhi non già di ‘vaste dimensioni’, bensì di ‘poca profondità’”. Così scriveva Michel Tournier in appendice a un suo celebre romanzo, sviluppando una riflessione tanto acuta da adattarsi ai più diversi contesti. Ne prendiamo spunto – quasi una chiave di lettura
Sara Rossi – Ane Mette Hol
È di scena un doppio sguardo femminile, contemporaneo, negli spazi P27 e P21 della galleria pratese Enrico Fornello: protagoniste le due artiste Sara Rossi e Ane Mette Hol. Personalità entrambe, pur nella diversità, capaci di relazionare la fascinazione visiva dell’opera d’arte a una riflessione sui significati e sulle possibilità della stessa. Sara Rossi (Milano, 1970) pratica
Katharina Karrenberg – Cina_Cine_Crime. Uccello: La battaglia di San Romano
Un orrido manichino femminile con gli arti da pupazzo e il volto rubato a certe dive del cinema classico, ritto in capannoni tessili, esposto nei piccoli negozi: è questa l’immagine che la civiltà cinese ha dell’uomo occidentale? E tale rappresentazione, così grossolanamente approssimativa, non rivela forse più sul suo autore che sull’oggetto stesso? Ebbene, cosa
Enzo Cucchi – DISegno
Davanti alla nuova mostra di Enzo Cucchi (Morro d’Alba, Ancona, 1949; vive ad Ancona e Roma) si è come attori di uno strano accadere. Dapprima è un senso di disorientamento, frustrazione, persino rabbia. Si vaga da un punto all’altro del percorso con la mente vuota e convinti, senza saperne dare una definizione, che manchi qualcosa. Poi questa
Video Shake – II. Muoviti fermo! I’m too sad to tell you
Una rassegna d’arte-video-performance, denominazione lunga per un evento poco frequente a Firenze, con il valore aggiunto di una suggestiva ambientazione quale la Limonaia di Villa Strozzi. Si tratta di Video Shake, iniziativa prodotta dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci all’interno della programmazione culturale del Quartiere 4. Un percorso espositivo scandito da due momenti, le Forme del
César – Anthologie par Jean Nouvel
Sembra restare nei confronti di César (Marsiglia, 1921 – Parigi, 1998), a dieci anni dalla sua scomparsa, un’ultima resistenza critica. Il trascorrere dell’artista tra fasi estremamente diverse, talvolta in apparenza antitetiche, ha generato nel tempo un dubbio sulla coerenza del piano d’insieme: lo scultore avrebbe peccato di eccessivo eclettismo o, all’inverso, di poca riconoscibilità. Il tentativo odierno
Peter Doig – Le peintre, l’homme et la nature
È uno strano caso quello di Peter Doig (Edimburgo, 1959; vive a Trinidad), come se i suoi personaggi -uomini immersi in paesaggi solitari- diventassero improvvisamente celebrità mondane. Solo con un’immagine si riesce a spiegare il mistero di un artista contemporaneo, quasi cinquant’anni portati con aria da ragazzino svagato, poco conosciuto dal grande pubblico eppure capace di vendere
Traces du Sacré
Narra la storiografia le imprese di un uomo moderno, uscito dalla coltre oscura del passato e finalmente deciso a conquistare i mezzi materiali e intellettuali necessari per sopravvivere alla natura fatale e alla divinità imperscrutabile. Autodeterminando la propria morte, l’umanità avrebbe quindi marciato sempre più velocemente, avanzando metro dopo metro sotto lo sguardo silenzioso del cielo,
Dio, anzi l’arte, ti vede
Rivolgersi al flusso dirompente di ordine e caso che scorre nelle zone di New York o Londra – quindi più in generale nel contesto metropolitano – per ottenerne la materia prima di nuove creazioni: questo tentativo di sintesi tra folla e identità è quanto avvicina le ricerche di Tomoaki Suzuki e Maria Antonietta Mameli, i
Sophie Whettnall – Donne e no
“Gli esseri hanno Yin sopra le spalle, e a Yang stanno abbracciati”. Iniziare con una citazione dall’antico testo di Lao Tzu non è una forzatura ai termini del discorso, se consideriamo che il titolo dell’opera di Sophie Whettnall (Bruxelles, 1973) – doppia installazione video presentata alla Galleria Continua – è appunto Excess of Yang. Momento ulteriore di una serie che si