Know-how/Show-how una geografica di relazioni per Sistemi di visione / Sistemi di realtà è un progetto distribuito tra più annualità che pone a centro tematico e operativo la messa in rapporto tra artisti di provenienza internazionale e le qualità sociali, politiche, economiche di un preciso territorio – la zona toscana del Valdarno inferiore che si sviluppa dalle propaggini di Firenze e per gran parte in Pisa. Per l’inizio del 2017 il giovane artista cubano José Yaque – tra gli invitati a rappresentare la propria nazione alla prossima biennale veneziana – a seguito di un periodo di residenza, necessario alla conoscenza delle circostanze e all’avvio di una collaborazione con un’azienda locale che si occupa di smaltimento dei rifiuti industriali e del trattamento degli scarti di lavorazione, ha sviluppato un progetto espositivo che attraverso opere passate e specifiche rende testimonianza dei processi qui avvenuti (tra cui vi sono anche il dialogo con la comunità degli abitanti e con gli studenti delle accademie regionali di Belle Arti).
Alluvione d’Arno, il titolo della mostra, è di per sé una dichiarazione di adesione al contesto di ospitalità, alla sua storia quanto al suo presente; con le parole dell’artista «la mia pratica è un tentativo di rispondere ad una chiamata, che sta sempre alla base del mio operare.» Il fiume è un elemento concreto e simbolico che permea la ricerca di Yaque già dagli esordi, per l’attrazione verso l’incessante fluire che nel tempo ha coinvolto tanti altri artisti e pensatori. Nel particolare, considerando che il divenire non prevede esclusione né negazione ma costante rinnovamento, l’uomo può tentare di “doppiare” tale movimento nell’ambito della tecnica: invece del percorso chiuso che va dall’utilizzo alla cessazione delle cose – dinamica principale nella creazione dei rifiuti – un percorso circolare di recupero. Ciò si fa evidente in due installazioni. Una interna, che dà il nome all’esposizione, si compone di un cumulo percorribile di calzature sparse; sottratte almeno temporaneamente alla definitiva distruzione o mutazione di forma, sono state mischiate come a formare una più grande memoria collettiva – considerando che gli oggetti mantengono nella loro consunzione la traccia delle persone che le usarono (tra i rimandi vi è anche quello all’ampio numero di migranti presenti nella zona). All’esterno invece vari detriti composti s’intrecciano agli alberi del parco di accesso alla Villa; Devenir appare come uno scenario post catastrofe, richiamo insieme alla responsabilità del nostro comportamento verso l’ambiente e alla bellezza imprevedibile, ogni volta capace di rigenerarsi, dello stesso.
Quest’ultima soluzione formale di incagliamento e di fasciatura ritornava come distintiva in un’omonima serie di disegni a carboncino del 2013, qui esposta: a emergere era il confronto conturbante tra la potenza della crescita naturale, persino invasiva, e alcune architetture quali musei e gallerie d’arte. La potenza non controllabile del mondo fisico da cui l’essere umano è insieme avvantaggiato e travolto, in quanto agente attivo e passivo, ritorna in forma fotografica nel “dittico” Cuerpo sull’Arno I e II (si potrebbe anche ipotizzare un riferimento al sentire romantico: i due scatti in bianco e nero paiono echeggiare rispettivamente i dipinti Le Radeau de la Méduse di Théodore Géricault e Das eismeer di Caspar David Friedrich).
Anche i ponti assumono un significato specifico; hanno a che fare con il progresso delle civiltà e con la loro abilità edificatoria, permettono stabilità però, al pari di ogni costruzione, non possono mirare all’indistruttibilità. Così molte immagini fotografiche raccolte a S.Croce sull’Arno che riguardano l’evento calamitoso dell’alluvione del 1966 sono state riprodotte a disegno dall’artista nel gruppo Hasta las almas se disuelven en las aguas; il ponte era stato oggetto anche di precedenti opere a pittura, realizzate con una tecnica inusuale che prevede l’avvolgimento dei colori nel nylon fino alla loro essiccazione, affinché sulla superficie si formino tracce simili a quelle che gli agenti atmosferici determinano sul suolo della terra.
Complessivamente la ricerca di José Yaque, nei suoi esiti formali ed espressivi, dimostra correttezza, coerenza e robustezza; buon auspicio, gli manca adesso il passaggio di maturazione verso una cifra più personale, quanto possa identificarlo con incisività ancora maggiore.
José Yaque — Alluvione d’Arno
Know-how / Show-how — Una geografia di relazioni per Sistemi di visione / Sistemi di realtà
a cura di Ilaria Mariotti
Fino al 2 aprile 2017
Villa Pacchiani Centro Espositivo, Santa Croce sull’Arno