Sebbene ancora sia mantenuta la divisione categorica tra cinema di narrazione e cinema d’arte – quando la stessa consistenza delle definizioni, approssimativa fino all’assurdo, segnala l’urgenza di un ripensamento critico – a Firenze per un periodo di quattro giorni è l’affluenza spontanea e numerosa di un pubblico composito a nullificare ogni limite di genere. Tale il contesto dello Schermo dell’Arte, film festival diretto da Silvia Lucchesi e giunto quest’anno alla terza edizione in versione “autonoma”: “Il programma indipendente nasce nel 2008, grazie alla lunga e fortunata esperienza maturata nell’ambito del Festival dei Popoli come sezione tematica dedicata all’arte contemporanea”.
La riuscita dei trascorsi, con una partecipazione fino a 3.500 spettatori e in alcuni casi la necessità di doppie proiezioni improvvisate, ha innescato, nelle scelte contenutistiche e organizzative connesse alla rassegna, un processo di più specifica determinazione. Ne è dimostrazione il nuovo programma, strutturato da due sezioni distinte – Sguardi, categoria documentaria sull’arte contemporanea, eCinema d’artista per i film, appunto, realizzati da artisti – più le novità dei Festival Talks, incontri tematici con ospiti internazionali, e il premio attribuito al miglior video di un giovane artista italiano: “Desidero sottolineare che questo riconoscimento di 10mila euro è l’unico in Italia rivolto espressamente alla produzione di un lavoro originale, ed è stato pensato per incoraggiare il talento degli emergenti”, specifica la direttrice.
Complessivamente verranno proiettate quattordici opere. “Non è tanto il numero dei film che ci interessa, quanto la loro qualità. Guardiamo al panorama contemporaneo cercando di coglierne aspetti sempre nuovi e interessanti, in grado di stimolare una riflessione sulla vita, sulla realtà, sul mondo che ci circonda”, prosegue Lucchesi.
Davvero non mancano le aspettative, se si considera la varietà delle proposte: a titolo di esempio si possono segnalare l’anteprima italiana, con funzione d’inaugurazione, Jean-Michel Basquiat. The Radiant Child di Tamra Davis, Waste Land di Lucy Walker, racconto di un progetto artistico svolto nella discarica di Rio de Janeiro chiamata Jardin Gramacho (il film è stato premiato al Festival di Berlino oltre che al Sundance Film Festival), Oscar Niemayer, lunga intervista del regista brasiliano Fabiano Maciel al celebre architetto modernista in occasione del suo 100esimo compleanno, Marxism today (prologue) di Phil Collins, lungometraggio realizzato per la Biennale di Berlino e incentrato sui ricordi di tre insegnanti di economia marxista-leninista nella ex Germania dell’Est.
Il piano d’insieme rivela una cosciente combinazione fra titoli di richiamo e titoli specifici e per il futuro probabilmente si potranno azzardare anche opere più sperimentali; del resto il festival stesso, con l’attesa che viene creandosi nel periodo precedente il suo inizio e la base partecipativa costante durante le giornate, prova che – sebbene il contesto dell’arte contemporanea rimanga ristretto – l’associazione con un medium di matrice popolare riesce a catalizzare una curiosità ampia e diffusa.
La riuscita dei trascorsi, con una partecipazione fino a 3.500 spettatori e in alcuni casi la necessità di doppie proiezioni improvvisate, ha innescato, nelle scelte contenutistiche e organizzative connesse alla rassegna, un processo di più specifica determinazione. Ne è dimostrazione il nuovo programma, strutturato da due sezioni distinte – Sguardi, categoria documentaria sull’arte contemporanea, eCinema d’artista per i film, appunto, realizzati da artisti – più le novità dei Festival Talks, incontri tematici con ospiti internazionali, e il premio attribuito al miglior video di un giovane artista italiano: “Desidero sottolineare che questo riconoscimento di 10mila euro è l’unico in Italia rivolto espressamente alla produzione di un lavoro originale, ed è stato pensato per incoraggiare il talento degli emergenti”, specifica la direttrice.
Complessivamente verranno proiettate quattordici opere. “Non è tanto il numero dei film che ci interessa, quanto la loro qualità. Guardiamo al panorama contemporaneo cercando di coglierne aspetti sempre nuovi e interessanti, in grado di stimolare una riflessione sulla vita, sulla realtà, sul mondo che ci circonda”, prosegue Lucchesi.
Davvero non mancano le aspettative, se si considera la varietà delle proposte: a titolo di esempio si possono segnalare l’anteprima italiana, con funzione d’inaugurazione, Jean-Michel Basquiat. The Radiant Child di Tamra Davis, Waste Land di Lucy Walker, racconto di un progetto artistico svolto nella discarica di Rio de Janeiro chiamata Jardin Gramacho (il film è stato premiato al Festival di Berlino oltre che al Sundance Film Festival), Oscar Niemayer, lunga intervista del regista brasiliano Fabiano Maciel al celebre architetto modernista in occasione del suo 100esimo compleanno, Marxism today (prologue) di Phil Collins, lungometraggio realizzato per la Biennale di Berlino e incentrato sui ricordi di tre insegnanti di economia marxista-leninista nella ex Germania dell’Est.
Il piano d’insieme rivela una cosciente combinazione fra titoli di richiamo e titoli specifici e per il futuro probabilmente si potranno azzardare anche opere più sperimentali; del resto il festival stesso, con l’attesa che viene creandosi nel periodo precedente il suo inizio e la base partecipativa costante durante le giornate, prova che – sebbene il contesto dell’arte contemporanea rimanga ristretto – l’associazione con un medium di matrice popolare riesce a catalizzare una curiosità ampia e diffusa.
Dice la Lucchesi: “La nostra è stata un’intuizione vincente: parlare di arte attraverso il cinema. Si aggiunga a ciò la straordinaria cornice in cui si svolge il festival, l’Odeon, una vera sala cinematografica che permette una modalità di fruizione non comune per il mondo dell’arte. Infine, credo che sia importante la nostra disponibilità a migliorarci, a riconsiderare le scelte in un continuo scambio di idee fra noi e il pubblico”.
Lo Schermo dell’Arte è incluso nella rassegna 50 giorni di cinema internazionale a Firenze, nell’ambito del progetto regionale Toscana in contemporanea 2010, e dunque ha tra i suoi partner le realtà più visibili del contesto artistico locale. Elenca Silvia Lucchesi: “Centro Pecci, Ex3, Strozzina e Museo Marini; con queste istituzioni abbiamo instaurato un dialogo e un confronto sin dal primo anno di attività. Di volta in volta, poi, le forme concrete di collaborazione possono rinnovarsi e diversificarsi: dalla segnalazione di titoli di film alla condivisione dei costi per la presentazione di altri”.
Data la sua natura originale, il festival potrebbe persino divenire un punto di riferimento nazionale: “Certamente lo speriamo. Ma ciò dipende da tutto un insieme di cose, tra le quali le scelte di politica culturale del territorio e la continuità delle risorse, non solo dalla nostra volontà”. Oltre ogni ragionevole incertezza, per le prossime edizioni si prevedono già progetti a cadenza regolare, così da irrobustire l’attività permanente connessa al festival. Insomma, un altro passo in avanti, per uno schermo in decisa espansione.
Matteo Innocenti
Lo schermo dell’arte 2010. Film Festival
direzione artistica: Silvia Lucchesi
Cinema Odeon
Piazza degli Strozzi – 50123 Firenze
direzione artistica: Silvia Lucchesi
Cinema Odeon
Piazza degli Strozzi – 50123 Firenze