Un’insolita abitazione Home for Lost Ideas, ovvero un rifugio – forte e sicuro proprio perché irreale – in cui collezionare quei progetti artistici rimasti in potenza e dopo, complice l’inarrestabile trascorrere del tempo, svaniti al pari di una chimera.
La Archive Books, casa editrice della rivista The Exhibitionist, pubblica un volume dalla forma composita: interni in un rigoroso bianco e nero con rivestimento di una copertina in tela, alternanza di testi, appunti autografi, schizzi, mail e quant’altro. Tale è la massa di materiali in risposta a Catherine Griffiths e Dan Rees, gli autori che hanno invitato artisti di varia nazionalità a trovare e proporre quanto normalmente il pubblico non arriva a conoscere della creatività, ovvero certe zone d’ombra, certe intuizioni che per un qualsiasi motivo sono rimaste prive di realizzazione o di conseguenze.
Nell’imprevedibile panoramica dei fallimenti ci sono davvero tentativi di ogni sorta, dall’intenzione suicida di Marina Abramovic e Mark McGowan, rispettivamente sparandosi alla testa e dandosi fuoco, alla protesta politica e sociale di Andrew Gaston e Peter Finnemore, il primo con il proposito di sostituire alle facce degli indipendentisti irlandesi disegnate sui muri di Belfast graziosi musi di mici, il secondo con la volontà di provocare uno scontro tra migliaia di gatti e topi nei locali di una libreria. Non mancano inoltre gli intendimenti grandiosamente impossibili, come quello di generare un black-out per alcuni minuti nell’intera città di Ginevra, oppure quello di riportare allo stato originario marino le pianure ungheresi.
L’approccio di Griffiths e Rees, nella selezione e proposta dei documenti, è sia ludico che provocatorio. Di conseguenza, la lettura offre visuali non convenzionali su molti aspetti dell’arte contemporanea, tra cui l’implicita negazione dell’artista quale individuo perfetto e onnisciente, oppure la sottolineatura dei meccanismi economici che decretano, prima ancora del successo di un’opera, la sua fattibilità.
Nella godibilità generale del libro viene evidenziandosi anche un altro elemento, difficile da comprendere quanto previsto: ovvero la riprova spontanea, pagina dopo pagina, che tanta arte odierna poggi su trovate momentanee – più o meno brillanti – invece che su una ricerca personale e costante.
È pur vero che già da un secolo le avanguardie hanno insegnato la non necessarietà delle regole nel campo dell’estetica, ma ciò non significa, per corrispondenza, legittimare ogni stravaganza come opera d’arte. Il gioco della creazione, se in fondo di gioco si tratta, deve avere in sé una potenza rinnovatrice e dissacratoria ben maggiore rispetto all’estro di un attimo.
Perciò, riprendendo il tono scherzoso che permea le stanze di questa stranahome, potremmo definire provvidenziali almeno quelle circostanze che portano all’arresto delle invenzioni banali e sciatte. Per scriverla con altre parole, certe idee è davvero meglio perderle che trovarle.
Matteo Innocenti
Catherine Griffiths & Dan Rees – Home for Lost Ideas
Archive Books, Torino-Berlino 2009
Pagg. 136+CD, s.i.p.
ISBN 9788895702087