Nedko Solakov, come un Bosch ma in chiave moderna e più ironica, deflagra immagini complesse con insert imprevisti e dissacranti. Si considerino la nuova installazione in cui un cilindro e una piramide si contendono l’attenzione del gallerista, certi episodi evangelici ridotti a vignette blasfeme, le cornici che rinnegano il valore della pittura delimitata: sono esempi di una contestazione che, dagli inizi negli anni ’80 a oggi, procede contro ogni forma del potere, dalla burocrazia tipica dei vecchi satelliti dell’Urss alle istituzioni, dalla distorsione della politica ai meccanismi stessi dell’arte.
Dall’Oriente risponde Chen Zhen, ovvero la pratica, paziente e calma come un lago, di conservare il presente. Cospargendo di terra un ambiente e i disparati oggetti che esso ospita, viene attuata un’archeologia dell’inverso: l’ordinario, immerso in una stasi assoluta, è consegnato intatto al futuro. Una scelta che eredita la grande saggezza taoista cinese: il saper accettare ogni cosa in uno stato di passiva disponibilità è il modo peculiare della “via”.
Arcangelo Sassolino si concentra sull’intervallo ambiguo entro cui la perfezione tecnica muta in errore. L’afasia è un disturbo della parola pur nel contesto di un discorso sensato; con modalità simile, l’errore s’insinua anche in quanto riteniamo scientifico, e dunque oggettivo. L’attesa imprevedibile di un’enorme spara bottiglie – grandiosa installazione presentata a Parigi -, le fauci d’acciaio che stritolano un osso, un contenitore tecnologico a isolamento di una quantità esplosiva di azoto compresso sono tutti elementi che rintracciano un’essenza estetica nell’anomalia della tecnica.
Continua il proprio discorso di matrice esistenziale Berlinde De Bruyckere, proponendo il nuovo corpo Elie, un maschio adulto di cera, con visibili venature sotto pelle e incarnato livido, reso sofferente dall’assenza o dalla sparizione della testa. La figura umana, sospesa tra realismo e difformità, somma in sé reminiscenze da Francis Bacon e Lucian Freud.
Chiude la rassegna Luca Pancrazzi, che realizza un’installazione site specific per approfondire l’indagine sul tempo. Il grado massimo d’oggettività delle ore – letteralmente cristallizzate da scaglie aguzze di vetro – rende impossibile la decifrazione delle stesse. Allora esiste ciò che indicano gli orologi? Oppure, come nel sonoro d’accompagnamento di Steve Piccolo – mixage di espressioni vocali tramite il quale alcune persone hanno reso il proprio “sentire” il tempo – la durata è connessa soprattutto all’interiorità?
Matteo Innocenti
Berlinde De Bruyckere – Elie
Luca Pancrazzi – Temporundum Continuo
Arcangelo Sassolino – Qui e ora
Nedko Solakov – A Riffraff
Chen Zhen – Purification Room
Galleria Continua
Via del Castello, 11 – 53037 San Gimignano (SI)