Francis Bacon nell’eco di cinque contemporanei

Essere e non essere. Corpi solitari che si disfanno nell’istante stesso della loro rappresentazione. Il segno inconfondibile di Francis Bacon riemerge con forza nelle ricerche di cinque artisti contemporanei. È la prima mostra della stagione della Strozzina, a Firenze.

Francis Bacon – Portrait of Henrietta Moraes, 1969 – Collezione privata / Private collection

Francis Bacon (Dublino, 1909 – Madrid, 1992), che nell’ambito delle arti visive si potrebbe definire un esistenzialista per i riferimenti ossessivi alla complessità ontologica dell’identità e del corpo, ha mantenuto sino a oggi, secondo rapporti di analogia con le questione filosofiche presenti e dunque con il sentire comune, un fascino vitale e conturbante.
È questa la constatazione intorno a cui si sviluppa la nuova esposizione della Strozzina: otto dipinti del pittore irlandese, che segnano fasi di evoluzione del suo stile e della sua vicenda biografica, più materiali vari di repertorio quali fotografie, libri e schizzi – selezionati cercando di mantenere una visione d’insieme pur nella sintesi estrema, da Barbara Dawson, direttrice dell’istituzione incaricata di preservare nella sua integrità il celebre studio londinese al 7 di Reece Mews – sono il punto di partenza per un confronto libero, o di ispirazione diretta nei casi di opere realizzate ad hoc, con i cinque artisti contemporaneiNathalie Djuberg, Adrian GhenieArcangelo SassolinoChiharu Shiota e Annegret Soltau.

Arcangelo Sassolino – installazione site-specific per la mostra Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea, CCCS, Firenze 2012 – Photo: Martino Margheri – Courtesy l’artista / the artist

Il livello generale delle proposte e l’allestimento sono del tutto convincenti; che si tratti delle figure in plastilina deformate da ipertrofia e decomposte della Djuberg, delle prigioni sottili ma evidenti tramite cui la Soltau sacrifica gli arti e il volto della persona, degli intricatissimi percorsi di filo di Shiota risulta evidente come il disagio a stare nella realtà, causato dalla mancata comprensione di sé e dell’altro, costituisca uno dei fattori più critici e feroci del nostro quotidiano (si noti tra l’altro che il contributo è in prevalenza femminile).
Ma proprio all’estremo di questa prossimità, accade che la mostra non superi indenne la “trappola” insita nelle idee curatoriali fortemente determinate: un rigido o eccessivo concorrere degli elementi alla dimostrazione di una tesi. In tal senso i lavori di Ghenie e di Sassolino si situano su versanti opposti; se la sala di pitture del primo, pur nel suo valore intrinseco, viene svilita dal contesto per la troppa somiglianza col modello, l’installazione meccanica del secondo si dà come effettiva variazione formale e concettuale, in grado di arricchire il discorso con significati ulteriori.
Insomma, lo stile unico di Bacon, ormai componente dell’immaginario collettivo, chiede un alto prezzo: la possibilità che il proprio specifico artistico si disperda e depotenzi in virtù del raffronto stesso.

 

Matteo Innocenti
(Artribune)

Firenze //
Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea
a cura di Franziska Nori e Barbara Dawson
CCCS
Piazza Strozzi
055 3917137
news@strozzina.org
www.strozzina.org

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