Il confronto tra l’artista e la forma dura tutta una vita. A volte i segni emergono come una ferita, altre vengono trascesi nella purezza dell’opera finita. La seconda via è quella di Antoine Poncet, uno dei padri dell’astrattismo scultoreo francese. In mostra a Carrara…
Il particolare astrattismo originato dal Novecento ha trovato in fase di analisi varie motivazioni, soprattutto la ricerca di autonomia dalle esigenze di mimesi, derivata anche dal confronto con le riproduzioni tecniche, e il successivo desiderio di ri-fondazione per un linguaggio brutalizzato, se non addirittura inaridito di ogni senso dalle barbarie belliche. Molto meno però è stato riflettuto sull’andamento complessivo di questa esperienza artistica, quasi che, considerando ogni singola espressione astratta come elemento a sé stante e non come parte di un processo, all’assenza di rappresentazioni riconoscibili fosse corrisposta un’impossibilità prospettica.
Perciò risulta assai interessante il ricorso alla formula “aureo equilibrio” per quanto avvenne in pittura e scultura, come conseguenza delle precedenti sperimentazioni d’avanguardia, dalla metà del secolo scorso circa, e nello specifico in riferimento ad Antoine Poncet (Parigi, 1928): poiché proprio a lui è dedicata la mostra carrarese tra il Centro Arti Plastiche e Piazza XXVII aprile, ideata e curata da Francesca Alix Nicoli. Nipote di Maurice Denis, collaboratore di Jean Arp, invitato alla Biennale di Venezia già nel 1956, presidente nel 2009 dell’Académie des Beaux-Arts, Poncet è tra i “maestri” che hanno in effetti contribuito a liberare l’astrazione scultorea da ogni connotazione episodica, scoprendo, in ciò che per molti altri era divenuto mero cliché formale, una tensione inesauribile verso l’assoluto.
La serie proposta di opere appartenenti a periodi differenti, alcune derivate da gestazioni assai lunghe – tra le altre: Fugue Lacustre, La Hulpeuse, Épurée, L’Envol – dimostrano nella grande e nella piccola dimensione, tramite le superfici levigatissime del marmo e quelle ruvide dei bozzi in gesso, forti eleganza formale e tensione alla spiritualità. All’interno di una ricerca coerente – le testimonianze sull’artista si accordano sul ritratto di una persona saggia e umile – le sculture riescono a suscitare stati emotivi da minime variazioni materiche e luminose. In questo livello assai alto, anche se non rivoluzionario né sconvolgente, l’astrazione si avvicina davvero alla classicità.
Altra nota fondamentale, che del resto vale quasi sempre per la città di Carrara, è il rapporto di collaborazione indispensabile tra Poncet e le maestranze locali, in questo caso gli Studi Nicoli (che vantano collaborazioni con Bourgeois, Sironi, De Dominicis, Morris, Calatrava, per citarne alcuni). I diari scritti dallo scultore francese in età giovanile non lasciano dubbi a proposito: “Nel cuore di questa regione la Capitale. Carrara!”, piuttosto che “Scoprire i celebri artigiani italiani che hanno educato ondate di compagni artisti arrivati dal mondo intero, sodali pieni di genio trasmessi dai loro antenati, è ciò che desidero presto scoprire, impaziente: questa ricchezza mi manca e desidero farne tesoro!”.
Matteo Innocenti
(Artribune)
Carrara //
Antoine Poncet – Aureo equilibrio nell’astrattismo internazionale
a cura di Francesca Alix Nicoli
CAP – CENTRO ARTI PLASTICHE
Piazza XXVII aprile
www.marbleweeks.it