Non è bello ciò che è bello…

Se è bello non serve, se serve non importa che sia bello. Il conflitto fra estetica e funzionalità attraversa l’epoca moderna e resiste ancora oggi. La mostra in corso fino al 31 luglio nella nuova galleria fiorentina Otto luogo dell’arte prova a dimostrare che una soluzione è possibile.

Megalopoli di Agneta Holst. Storia di una collezione tra arte e design

La questione ritorna in modo ciclico con il passare del tempo e col mutare delle dinamiche sociali di produzione, quale sintomo endemico di un equilibrio instabile: lo statuto di “opera” soltanto in casi rari si accorda sia all’arte che all’industria. Proprio le eccezioni insieme belle e utili, che nel mantenimento della propria specificità escono dal sospetto di una facile mercificazione, sono la materia vitale della nuova galleria fiorentina Otto luogo dell’arte.

Olivia Toscani Rucellai, anima del progetto e figlia d’artista – i genitori sono Oliviero Toscani e Agneta Holst – recupera e ripropone, come inizio simbolico, l’esperienza fondamentale della madre che, a partire dagli anni ‘70, fondò e gestì in maniera innovativa lo studio-atelier Megalopoli. I nomi che furono invitati a confrontarsi con gli oggetti “quotidiani” sono oggi noti: fra gli altri, Michelangelo PistolettoGiò Pomodoro,Gianni PettenaCarla AccardiPietro ConsagraTarshito Shama. La scommessa per il futuro è di riuscire a trovare sintesi di arte, artigianato e design altrettanto valide.

Matteo Innocenti

 

Firenze //
Megalopoli
 di Agneta Holst. Storia di una collezione tra arte e design
a cura di Mauro Lovi

www.ottoluogodellarte.it

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