Insolitamente opportuno il destino per Thomas Gillespie (Canterbury, 1986; vive a Londra e Levadia), giovane artista notato all’esposizione di fine corso presso il Saint Martins di Londra e senza gradi intermedi precettato dalla Galleria Poggiali e Forconi per una mostra personale, che altrettanto insolita, ma con mutevolezza perspicace, segue al precedente arcinoto David LaChapelle.
Il corpo principale delle opere presentate consta di circa cinquanta tra oli su carta e su tela, tutte figurazioni soggettive di luoghi atipici, sospesi: nello specifico sono distributori di benzina lungo strade desolate e scorci prospettici di palazzi periferici.
Colpisce in particolare l’equilibrio tra figurazione e astrazione, risultante da una pratica pittorica bivalente. Infatti, se la visione d’insieme suggerisce un’estrema rapidità di realizzazione, quale conseguenza di altrettanto veloci intuizioni, l’analisi particolare palesa un rapporto duraturo e approfondito con la storia dell’arte: i soggetti richiamano i “bloccaggi” diEdward Hopper, mentre la tecnica accorpa una versione verticale deldripping di Jackson Pollock alle pennellate a campitura parziale dell’ultimo Peter Doig.
Ciò nonostante Gillespie, a dimostrazione del precoce talento – che certo ancora potrà svilupparsi in qualsiasi modo e con qualunque valore – possiede una discreta singolarità. È quell’effetto da lui stesso definito “atmosferico”, raggiunto con accorgimenti semplici come la sgocciolatura del colore, le gradazioni di una sola o di poche tonalità, i tagli simili a inquadrature cinematografiche, la malinconica solitudine degli scenari.
Tale atmosfera, o potenza pittorica di elaborare espressivamente il reale, induce nell’osservatore una sorta di stasi: è come se i posti raffigurati – non più significativi del paesaggio contemporaneo – sublimando la propria inutilità, esterna a ogni smania di produzione e consumo, divenissero epifanie di un mondo diverso. Un mondo silenzioso ed evocativo, che non esigerebbe dall’uomo né azioni né dimostrazioni, soltanto una quieta contemplazione.
Piuttosto diversa l’altra serie, la cui materia prima sono i The Lady Birds, libriccioli d’illustrazioni utilizzati da decenni per l’educazione degli infanti britannici. Nei patinati disegni in essi contenuti s’insegue un modello familiare lindo e felice, che nella realtà però non è mai esistito. L’ambigua ipocrisia dei books è dunque emblematica di certa mitologia contemporanea: la società sembra magnificare precisi ideali di perfezione proprio per la coscienza di poter raggiungere, al più, nella pratica quotidiana, forme corrotte degli stessi.
Qui interviene l’artista con dissacrante ironia, inserendo nelle scene da idillio particolari moralmente scandalosi. L’azione serve a rivelare l’arbitrarietà del senso comune; in effetti, niente ci vieterebbe di considerare realtà gli elementi dello scandalo, e artificio tutto il resto.
Matteo Innocenti
Thomas Gillespie – No Country for Old Men. Totally painting
a cura di Lorenzo Bruni
Galleria Poggiali e Forconi
Via della Scala, 35a / Via Benedetta, 3r – 50123 Firenze