Dopo l’acquisizione di opere d’arte – tra cui certo spiccava l’epico ed evocativo Grande Carico di Anselm Kiefer, suggestione materica da una poesia dell’austriaca Ingeborg Bachmann – la biblioteca pistoiese di San Giorgio rinnova la relazione con le espressioni contemporanee: questa volta si tratta di un progetto, meno istituzionale sia nella forma che nel budget, da ambientarsi nelle vetrine e nello spazio d’entrata del complesso.
Il giovane curatore interessato, Gabriele Tosi, ha scelto come titolo e tracciaTorniamo con i piedi per Aria, consapevole ribaltamento di un’espressione comune: “Avendo a disposizione un tempo di circa tre mesi, ho deciso di presentare altrettante personali: così mi sono relazionato con artisti che stimo e che, pur essendo molto differenti tra loro, convergono in un punto specifico: la voglia di riportare il proprio operare a una condizione libera, sperimentale, immaginifica. Insomma, io quanto loro, crediamo che all’arte non si debbano necessariamente chiedere soluzioni concrete e risposte attuali, piuttosto la capacità straordinaria di sollevarsi in aria, a dispetto di tutto”.
Partendo ognuno da un libro celebre – giusto come evocazione, quindi senza vincoli stringenti con il testo e con la biblioteca stessa – i tre protagonisti hanno pensato ed esposto, a turno, un’idea personale.
Cristiano Coppi (San Marcello, Pistoia, 1982; vive a Pistoia), riferendosi con ironia alle Città Invisibili di Calvino, ha proposto mappe ricavate dal satellite di Google ma racchiuse nel contorno di forme suine, casette ideali sorrette e alimentate da sottostanti lampade, passerelle alle vetrate che eliminassero figurativamente la differenza tra spazio esterno e interno; l’impostazione dada, riferimento elaborato con intelligenza, dava consistenza e godibilità all’insieme.
Francesco Migliorini (Firenze, 1982), alla sua prima effettiva esperienza, ha elaborato l’essenza concettuale di un volume non proprio leggibile, eppure utile, quale il dizionario (in questo caso il Dizionario di Ortografia e Pronunzia). La forza della definizione univoca veniva contemporaneamente aumentata e delusa da una striscia riflettente di diversi metri, applicata sui vetri. Così, costretto a osservare il suo “qui e ora”, l’osservatore in movimento scorgeva sé e il paesaggio, inaspettatamente, come un lungo strascico indefinito.
Saverio Adamo Tonoli (Lucca, 1984; vive a Berlino, Londra e Torino), prendendo avvio dall’Arte della Guerra di Sun Tzu, arriva per contrapposizione a espressioni leggere, evocative, assai gelose della propria autonomia. Gino de Dominicis e Carmelo Bene ne sono i riferimenti ideali: disegni quasi identici che si affrontano come copie imperfette, ma qual è l’originale? Un grande orcio di vetro che tocca su un altro vetro per non entrare in contatto diretto con il pavimento, quindi poggia o è sospeso? Una grande cornice su parete, a delimitare i punti di fuga suggeriti da colpi di scalpello.
Alla fine, si nota un legame che unisce curatore e artisti, pur nel rispetto delle autonomie, ovvero la questione del senso: consci della necessità di ricorrere quotidianamente a definizioni già esistenti, il gruppo avverte il bisogno di lasciare l’arte al dominio esclusivo di se stessa. Un’immagine più delle altre ne significa il modo: lo sguardo dall’alto, metaforico o reale, che nella lettura, nella contemplazione della terra e nella riflessione filosofica è sinonimo di oggettività – o almeno di vicinanza a essa – in questa occasione viene ricondotto a uno stato di inaggirabile relatività.
Il giovane curatore interessato, Gabriele Tosi, ha scelto come titolo e tracciaTorniamo con i piedi per Aria, consapevole ribaltamento di un’espressione comune: “Avendo a disposizione un tempo di circa tre mesi, ho deciso di presentare altrettante personali: così mi sono relazionato con artisti che stimo e che, pur essendo molto differenti tra loro, convergono in un punto specifico: la voglia di riportare il proprio operare a una condizione libera, sperimentale, immaginifica. Insomma, io quanto loro, crediamo che all’arte non si debbano necessariamente chiedere soluzioni concrete e risposte attuali, piuttosto la capacità straordinaria di sollevarsi in aria, a dispetto di tutto”.
Partendo ognuno da un libro celebre – giusto come evocazione, quindi senza vincoli stringenti con il testo e con la biblioteca stessa – i tre protagonisti hanno pensato ed esposto, a turno, un’idea personale.
Cristiano Coppi (San Marcello, Pistoia, 1982; vive a Pistoia), riferendosi con ironia alle Città Invisibili di Calvino, ha proposto mappe ricavate dal satellite di Google ma racchiuse nel contorno di forme suine, casette ideali sorrette e alimentate da sottostanti lampade, passerelle alle vetrate che eliminassero figurativamente la differenza tra spazio esterno e interno; l’impostazione dada, riferimento elaborato con intelligenza, dava consistenza e godibilità all’insieme.
Francesco Migliorini (Firenze, 1982), alla sua prima effettiva esperienza, ha elaborato l’essenza concettuale di un volume non proprio leggibile, eppure utile, quale il dizionario (in questo caso il Dizionario di Ortografia e Pronunzia). La forza della definizione univoca veniva contemporaneamente aumentata e delusa da una striscia riflettente di diversi metri, applicata sui vetri. Così, costretto a osservare il suo “qui e ora”, l’osservatore in movimento scorgeva sé e il paesaggio, inaspettatamente, come un lungo strascico indefinito.
Saverio Adamo Tonoli (Lucca, 1984; vive a Berlino, Londra e Torino), prendendo avvio dall’Arte della Guerra di Sun Tzu, arriva per contrapposizione a espressioni leggere, evocative, assai gelose della propria autonomia. Gino de Dominicis e Carmelo Bene ne sono i riferimenti ideali: disegni quasi identici che si affrontano come copie imperfette, ma qual è l’originale? Un grande orcio di vetro che tocca su un altro vetro per non entrare in contatto diretto con il pavimento, quindi poggia o è sospeso? Una grande cornice su parete, a delimitare i punti di fuga suggeriti da colpi di scalpello.
Alla fine, si nota un legame che unisce curatore e artisti, pur nel rispetto delle autonomie, ovvero la questione del senso: consci della necessità di ricorrere quotidianamente a definizioni già esistenti, il gruppo avverte il bisogno di lasciare l’arte al dominio esclusivo di se stessa. Un’immagine più delle altre ne significa il modo: lo sguardo dall’alto, metaforico o reale, che nella lettura, nella contemplazione della terra e nella riflessione filosofica è sinonimo di oggettività – o almeno di vicinanza a essa – in questa occasione viene ricondotto a uno stato di inaggirabile relatività.
Matteo Innocenti
Torniamo con i piedi per Aria
a cura di Gabriele Tosi
Biblioteca San Giorgio
Via Sandro Pertini – 51100 Pistoia
a cura di Gabriele Tosi
Biblioteca San Giorgio
Via Sandro Pertini – 51100 Pistoia