Distances
un progetto di scambio tra Prato e Parigi
residenze/esposizioni/pubblicazione
Emanuele Becheri – IT / Jessica Boubetra – FR / David Casini – IT / T-Yong Chung – KR / Serena Fineschi – IT / Muriel Joya – FR / Giovanni Kronenberg – IT / Marco Andrea Magni – IT / Audrey Martin – FR / Pia Rondé – FR / Fabien Saleil – FR / Enrico Vezzi – IT / Virginia Zanetti – IT /
LATO | Piazza San Marco 13 | Prato
Inaugurazione a Prato il 07.03.15 dalle ore 18 (fino al 02.05.2015)
Galerie See Studio | Rue Saint-Claude 7 | Parigi
Inaugurazione a Parigi il 18.04.15 dalle ore 18 (fino al 16.05.2015)
Istituto Francese | Firenze
“Parallèle(s)” tavola rotonda con gli artisti e i curatori il 05.03.15 alle ore 18
a cura di:
Matteo Innocenti – IT / DERIVA (Valeria Cetraro e Edouard Escougnou) – FR /
in collaborazione con Thomas Fort – FR / per la pubblicazione
un progetto con LATO, Prato e Galerie See Studio, Parigi
con il patrocinio del Comune di Prato
in collaborazione con l’Istituto Francese di Firenze e Interno/8 – Artforms, Prato
media partner PMG, Firenze
Uno scambio tra artisti, curatori e luoghi sviluppato in forma di dialogo in un anno di tempo, tra Prato e Parigi, e che si conclude con due residenze, due mostre, una pubblicazione.
http://www.undo.net/it/videopool/1429611448
.storia
Questo progetto di scambio è originato dalla scoperta di un insieme di affinità tra due visioni curatoriali, come emerse dalle esposizioni 8+1 (curata da Matteo Innocenti tra il novembre 2013 e il marzo 2014 a Prato) e The End (curata da DERIVA – Valeria Cetraro e Edouard Escougnou tra il novembre e il febbraio 2014 a Parigi).
La continuità di significati e attitudini di tali esperienze diventa occasione di confronto tra ricerche e percorsi artistici, nonché tra due città tanto diverse: Parigi capitale culturale, e Prato provincia animata dalle problematiche di una metropoli.
I protagonisti sono gli artisti che hanno già partecipato ad 8+1 e una parte di artisti che collaborano con il laboratorio DERIVA.
.modalità
Il progetto si è avviato con un dialogo a distanza, ancora in corso, tra i curatori, gli artisti, e tra i curatori e gli artisti, generando una somma d’idee, principi, temi, protocolli potenziali, come base per le fasi successive.
Il dialogo a distanza è seguito da due residenze, di una settimana ciascuna, rispettivamente a Prato per gli artisti francesi e a Parigi per gli artisti italiani. Queste residenze permettono agli artisti di confrontarsi più direttamente, condividendo i luoghi e gli strumenti del lavoro, in vista delle esposizioni. I luoghi che ospitano il progetto sono LATO, Galerie See Studio e Interno/8 Artforms.
Le esposizioni si articolano in due tempi, una in Italia e l’altra in Francia, incrociandosi per un periodo comune di due settimane e così coesistendo a distanza tra i due paesi.
L’esperienza di scambio sarà prolungata da una pubblicazione, considerata essa stessa come luogo d’esposizione secondo differenti coordinate spazio-temporali. L’edizione, a cura di Thomas Fort, diviene operante nella definizione del progetto stesso.
.tema «Distances»
A seguito della prima fase di dialogo è stato possibile rilevare una tendenza comune a interrogarsi sulla questione della distanza, non solo in riferimento allo scambio ma come a livello più generale. Il lavoro che gli artisti compieranno nel periodo di residenza sarà fondato sull’esplorazione soggettiva della nozione di “distanze” e delle potenzialità/problematiche legate alle sue rappresentazioni. Tale traccia è al centro dell’incontro tra gli artisti e i curatori, della differenza tra i luoghi, ma è allo stesso tempo l’occasione di un riunire, col fine di una nuova cartografia che superi i confini esistenti.
Poiché tutti gli artisti parteciperanno alle due esposizioni in Italia e in Francia, la questione della distanza è anche relazionata alla possibilità di coesistenza dell’opera artistica in differenti luoghi durante il periodo “contemporaneo” delle mostre.
Frieze, Issue#33 di Emanuele Becheri considera il passaggio temporale attraverso il confronto tra due copie identiche della rivista d’arte – copie casualmente trovate e “disotterrate” dall’artista durante una residenza londinese; pur originati dalla medesima condizione i segni presenti sulla carta rivelano differenze: variazione che rende interamente la complessità del trascorrere, in ciò accordandosi, come una citazione appropriata, alla biografia esasperata della serie in copertina Date paintings di On Kawara.
La questione della scomparsa delle immagini, in questo caso derivata dalle manipolazioni degli artisti, ricorre nell’opera di Pia Rondé e Fabien Saleil. Trama esplora la nozione della distanza attraverso la questione dello spostamento: quest’ultimo diventa motore del processo creativo interno all’immagine, ed al medesimo tempo costituisce la condizione necessaria alla comprensione ed alla lettura dell’opera, per la sua dimensione cinetica e frammentata. Figure enigmatiche appaiono in un fluire scandito dalla successioni di luci ed ombre, materie prime nel lavoro dei due artisti.
La stratificazione di tempo si avverte anche nelle sculture Traccia di T-Yong Chung. Realizzate con la tecnica tradizionale dell’anima in argilla coperta di gesso, col negativo poi riempito di cemento, per arrivare a delle forme “fossili” che si situino tra gli estremi del passato e del futuro. Da una parte l’armonia sinuosa della creazione artistica, dall’altra le irregolarità superficiali di ciò che in natura non è mediato: infine le due opere, pur autonome, sono poste in rapporto di attrazione all’interno dello spazio espositivo.
L’interesse alla materia – alle sue composizioni, qualità, contaminazioni – generalmente presente nella ricerca di David Casini, con Sessantottomilametri viene declinato alla geologia tramite la selezione di una serie di pietre e marmi che si trovano nel percorso dal Valdarno (luogo di nascita dell’artista) a Prato. Marmo verde, Paesina, Serena, pietra di fiume arno, la texture di ognuna di queste viene riportata su carta piegata secondo la tecnica tradizionale cinese Zhe Zhi, ottenendo delle forme geometriche di apparenza densa ma in verità leggerissime, tanto da poter essere sostenute da una filiforme struttura in ottone.
In un processo di rimandi tra materiali, come per esempio quello tra il legno ed il marmo, l’opera Latente di Jessica Boubetra si dà come frammento dislocato, in aspettativa di poter coesistere con il suo insieme di appartenenza, ovvero la scultura che sarà presentata nell’ambito della mostra di Parigi.
Giovanni Kronenberg prosegue un discorso sul rapporto tra l’elaborazione artistica e le caratteristiche ergonomiche presenti di per sé nel mondo naturale, con un grande disegno a grafite: elemento immaginativo e organico vengono quasi a fusione, al modo che accadrà anche per la scultura presentata nella mostra parigina. Così i termini della distanza divengono anche occasione per una riflessione analitica interna alla propria ricerca.
La grafite ancora, è la materia strumento per un atto di (im)possibile delimitazione. Un’altra linea di Serena Fineschi consiste in una serie di monconi quale segno minimo a livello del terreno, seguendo l’architettura, come un orizzonte disegnato o scultoreo; ed è la stessa materia che le servirà a Parigi, nell’arco di vari giorni, per tracciare una linea continua sulle pareti dello spazio espositivo, cercando di colmare la distanza che separa le due città in relazione.
Partendo da tracce lievi su carta, con matita, fissativo, incenso, Marco Andrea Magni sviluppa un discorso insieme musicale e scultoreo con A cielo aperto; il canto del regolo, passero di piccole dimensioni, trasposto in note musicali per pianoforte, si diffonde nello spazio provenendo da una zona non rivelata, divenendo richiamo per il percorri mento di tutta la mostra.
Walking on the water è un ciclo di progetti di Virgina Zanetti sulle possibili definizioni del miracolo e dell’utopia, attuato per la prima volta nel 2013 come azione di camminamento lungo la faglia che idealmente collega, attraverso il mare, Ancona ai Balcani. Il video e una precisa foto di quell’esperienza, divenuti elemento fondamentale del dialogo intercorso tra gli artisti di Distances, si sono caricati di una serie imprevista di significati inerenti la distanza, tra cui la partecipazione, il tentativo, la riuscita e il fallimento, la provenienza, la reciprocità.
Generating Green Noise e TheBackgroundNoiseOfTheWorld sono due dispositivi per dare una visibilità possibile alla presenza continua della Terra: se per la precedente mostra 8+1 l’installazione consisteva nella somma di vari rumori, ognuno associato a un colore, per arrivare al rumore verde, quello primario del nostro pianeta, la nuova installazione è un vinile con registrata quella stessa emissione presso Lato: è dunque il suono dello spazio stesso della mostra. Così l’incisione a parete, derivata dall’elaborazione grafica tridimensionale di tali sonorità, si offre come paesaggio visivo di un respiro universale.
I lost my way di Audrey Martin et Muriel Joya interroga la possibilità di dare materia ad un cammino potenziale o forse gia concluso. L’accumulo di magnesite diventa l’impalpabile e fragile espressione di una traiettoria che scompare al momento stesso in cui si cerca di afferrarla. Seguendo la stessa dinamica, attivando un paesaggio di apparizioni latenti, sulle tracce di Galileo Audrey Martin e Muriel Joya finiscono per rovesciare le stelle (Renverser les étoiles) . Giocando sull’ambiguità delle apparenze, le due artiste confondono le piste delle proprie ricerche, attraverso l’annullamento di una distanza tanto spaziale che temporale.
Contatti:
LATO, Piazza San Marco 13, 59100 Prato
info@lato.co.it
orari mostra: dal lunedì al venerdì 10.00_13.00 | 15.00_19.00
Galerie See Studio, Rue Saint -Claude 7, 75003 Paris
contact@seestudio.net
orari mostra: dal martedì al sabato 14.00_19.00 e su appuntamento