La mostra personale di Elena El Asmar, dal titolo Vespertine, presso lo spazio MOO di Prato.
Nella ricerca di Elena ricorre un carattere particolare, che agisce sulla coscienza stessa del reale attraverso una messa in relazione tra il ricordo e l’intuizione.
Il passato, non lasciato alla dimenticanza né ridotto a una dimensione di astratta fatalità, viene ancora scelto e attualizzato in alcuni suoi elementi; a emergere sono tracce lievi, eppure fortemente rappresentative dei significati trascorsi e di quelli a venire. Accade così che immagini dense di memoria, tradotte senza cesura dalla dimensione intima dell’artista a quella condivisibile dell’opera, divengano un possibile orientamento per il presente.
In tale processo di recupero e di proposizione – lontano da ogni deriva malinconica, simile nel modo a un’attesa paziente e speranzosa – il titolo Vespertine assume un senso profondo, attinente: è l’ora del vespro, la breve fase crepuscolare del giorno entro cui non contano gli affanni del prima e del poi, ma la quiete che proviene dal nostro animo e che ci trascende. Tempo fuori dal tempo, luce che dolce trascorre verso toni più scuri, nella sospensione il rapporto tra uomo e mondo sembra farsi più comprensivo.
Il corrispettivo formale e simbolico di ciò è spesso la trama. Essa evoca insieme l’ordine e l’improvvisazione, la pratica di un attento fare e un sempre possibile disfacimento. Vi è un equilibrio che si deve tenere in considerazione tra la scelta di un segno e la sua casualità.
Arioso Operoso è una grande parete di fotocopie derivate da uno stesso ricamo; conseguendo all’imprevidibilità del gesto iniziale nessuno dei segni può dirsi identico per composizione e intensità. Una dis-continuità che invita lo sguardo a illimitate letture da un punto all’altro, secondo distanze differenti; la percezione che ne deriva è ora quella di un insieme composito, ora quella di una deframmentazione.
Simile a una concrezione Dispensar pensieri in tempo si svela in un’apparenza fragile, di corpo delicato. Oltre l’ordito superficiale s’impone l’impressione delle mani, intervenute a modellare senza mediazione, con una velocità e un’invenzione più prossime al disegno che alla scultura. La duttilità della materia è servita a trattenere un’immagine non premeditata, affiorante nel suo stesso farsi.
Così il modo di presenza del soggetto, soprattutto il suo rapporto con lo sfondo – da cui sembra distinguersi ma anche essere riassorbito – è centrale in Variabile di sentimento e di tempo. Le due lampade a bianchetto su tela colorata, figure ricorrenti in altri quadri, in virtù della loro forma e delle loro trasparenze diventano mezzo per una compenetrazione tra i vari livelli pittorici.
Ne riprende la tonalità, secondo un percorso costituito da corrispondenze e gradazioni luministiche, L’esercizio del lontano, qui in versione singola. Installazione in altezza di elementi uniti da una calza, la torre magica viene amplificata nel suo poetico mistero da una luce radente viola, generatrice d’ombra. Ancora il legame fertile di senso tra le cose del mondo, le nostra creazioni, i depositi del tempo. Seguendo le parole dell’artista: “Stare in questo spazio di confine, quasi di errore, che interrompe la continuità e la linearità alla quale vorremmo esser votati, è la posizione più vicina alla natura, ed al suo manifestarsi, e al suo splendore, che di ogni cesura, rilancio e crisi, tesse le lodi.”
Elena El Asmar, nata a Firenze nel 1978, vive tra la Filandia e Milano, tra le mostre: 2014 Premio Santa Croce Grafica, Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno (Pisa), a cura di Ilaria Mariotti; La grande illusione, Gallery of Art – Temple University, Roma, a cura di Manuela De Leonardis; 2013L’esercizio del lontano, SRISA gallery, Firenze, mostra personale, a cura di Pietro Gaglianò; Acqua, vivai di Montevarchi (Arezzo), a cura di Carles Marco; 2012 Carta Bianca, Museo di Villa Croce, Genova, a cura di Pietro Gaglianò; The Wall Archives, Villa Pacchiani, Santa Croce sull’Arno (Pisa), a cura di Pietro Gaglianò; Muro di China, Casa Menzio, Torino, progetto a cura di Madeinfilandia, 2011 The Wall Archives, Nosadella Due, Bologna, a cura di Pietro Gaglianò; L’eredità di Circe, Galleria Zak, Monteriggioni (Siena), a cura di Gaia Pasi; Vieni a prendere un caffè da noi, Casa Menzio, Torino a cura di Caterina Fossati; 2010 Madeinfilandia, ex Fabbrica della Filanda, Pieve a Presciano (Arezzo); Lebanese Diaspora, Dome City Center, Beirut, a cura di Danielle Zaccour; 2007 Container archive, biblioteca comunale di Fosdinovo (Massa) a cura di Gaia Pasi per ArteDove, Platform for Cultural Studies, progetto a cura di Paolo Emilio Antognoli; nonplusultra, galleria Daniele Ugolini Contemporary, Firenze, a cura di Gaia Pasi; 2006Voyeur, galleria Michalsky Dvor, Bratislava – Repubblica Slovacca. , a cura di Juraj Staffa; trado… ovvero trasmetto, tramando, tradisco, spazi della ex-Sinagoga e Galleria Akcent, Nitra – Repubblica Slovacca – a cura di Emilia Domanova; 2002 mostra di quadri ad olio fatti a mano, Associazione Arti Visive Trebisonda, Perugia, a cura di Sauro Cardinali; libero libro, Palazzo dei Consoli, Gubbio, Perugia, a cura di Marilena Scavizzi; 2000caratteri della memoria, Casa delle Culture, Perugia, a cura di Sauro Cardinali; Le Ombre delle Idee, Rocca Paolina, Perugia, a cura di Sauro Cardinali. E’ tra i fondatori del progetto Madeinfilandia.
Opere in mostra:
Arioso Operoso, 2013-2014, fotocopie dal vero formato A4, 297 x 294 cm
Dispensar pensieri in tempo, 2011, materiali mistici, dimensioni variabili
Variabile di sentimento e di tempo, 2011, acrilico e bianchetto su tela, 35 x 45 cm
L’esercizio del lontano, parte terza, 2014, rete, vetro, plexiglass, plastica, base in legno, carro armato giocattolo, proiezione, luci