Dal 22 giugno al 1 luglio 2022 Estuario project space presenta Estremi elastici, mostra finale del progetto Fare Arte Contemporanea negli spazi di Officina Giovani di Prato.
Fare arte contemporanea, giunto alla sua seconda edizione, è un laboratorio teorico pratico realizzato da Estuario nell’ambito del progetto Giovani Talenti, che ha visto la partecipazione quest’anno di 26 allievi provenienti da diverse accademie e università Italiane e selezionati attraverso una open call.
Durante questa nuova edizione di Fare arte contemporanea si sono formati diversi gruppi di lavoro in base alle scelte operate dagli studenti: alcuni degli allievi hanno partecipato al progetto come curatori – Gemma Munaron, Sara Onofrietti, Sara Piedipalumbo, Elisabetta Rinco, Irene Tempestini, Matilde Tirelli – Elisa Scarnicchia ha collaborato alla realizzazione della grafica, mentre gli artisti che presentano le loro opere in mostra sono: Luisa Badino, Teresa Barbagallo, Rosalba Elio Bonaccini, Beatrice Caruso, Anouk Chambaz, Daniela D’Amore, Anna Dormio, Benedetta Fioravanti, Veronica Greco, Li Jie, Massiel Leza, Angelo Licciardello, Marco Mandorlini, Elena Marini, Marta Mengardo, Max Mondini, Daniel Prenleloup, Rebecca Sforzani, Tatiana Stadnichenko.
L’inaugurazione di Estremi elastici avviene all’interno di Condominio OG, la tre giorni di festival (22-23 e 24 giugno) a cura delle Residenze Creative che hanno trovato casa all’interno degli Ex Macelli pratesi – tra le quali appunto Estuario – in collaborazione con lo staff di Officina Giovani.
All’interno della sala eventi degli ex Macelli si snodano gli Estremi elastici composti da un’eterogeneità di medium e ricerche che si legano e relazionano duttilmente fra loro.
“È difficile pensare a qualcosa (o qualcuno) che non sia delimitato da due o più estremi: queste parti terminali, spesso considerate fragili perché maggiormente esposte al mondo, al freddo, a ciò che è estraneo da noi, sono, al tempo stesso, strumenti diretti per creare contatti. La forza elastica con cui un estremo si tende per allontanarsi dal suo gemello è la stessa che, una volta allentata di poco la tensione, lo farà riavvicinare ad esso con un sonoro schiocco. Così i lavori di artisti dai linguaggi diametralmente opposti dialogano nello spazio ibrido della mostra, allungandosi e contraendosi tra le dimensioni dell’astratto, del digitale, dell’esistenziale e del provinciale. Lo spirito adattivo e flessibile dell’arte ci rivela la fragilità del contemporaneo, i cui estremi vanno via via sgretolandosi per lasciar posto a scontri, giochi di interazione e collaborazione. Non c’è quindi una chiave di lettura o un tema prestabilito: l’unica cosa in cui tutti, artisti e curatori, si riconoscono è la divergenza.” (Gemma Munaron)
“L’immagine che vedo pensando al titolo è quella di due corde per saltare che formano una “X” ai cui estremi ci sono i quattro gruppi nati dal manifesto della mostra stessa: i provinciali, gli esistenzialisti, i digitali e gli astrattisti. Nelle diversità di linguaggio tutti i componenti di questi gruppi si sono trovati a condividere la passione per l’arte e, soprattutto, la voglia di conoscere e condividere esperienze. Ecco allora che l’estremo, che nella sua etimologia significa il termine ultimo, l’eccesso ma anche una qualcosa di opposto a qualcos’altro, rappresenta le diverse competenze e le diverse espressività di ognuno di noi; ed elastico incarna il suo significato naturale, la non rigidezza e la malleabilità: nello specifico la libertà di espressione ma anche la compartecipazione e la comunione di senso.” (Sara Onofrietti)
“Estremi sono i punti che delineano i confini entro i quali si muove l’esistenza e la volontà, singola e collettiva, ed anche per la nostra mostra non è stato diverso. Gli estremi sono diventati dinamici, flessibili, il sicuro punto di partenza fissato proprio per partire e allontanarsi, per non rischiare di rimanere rigidi ed inalterabili. Infine, è la mostra stessa ad essere elastica, poiché ci contiene insieme senza stringere/soffocare troppo l’individualità di ciascuno, con l’obiettivo di creare uno spazio nel quale il confronto tra le nostre diversità coincida con la prospettiva di sforzarsi – magari allungandosi e raggiungendo il limite estremo, come un elastico – di trovare il modo per stare insieme comunque. (Sara Piedipalumbo)
“ESTREMI ELASTICI è una circumnavigazione complessa intorno a confini sfocati. Un viaggio intrapreso in gruppo la cui forza è stata la condivisione di esperienze, la ricerca del superamento dei limiti, per concentrarsi sulla possibilità di muovere nuove idee, sconfiggere l’antagonismo produttivo e costruire un orizzonte fatto di intuizioni, osservazioni, passi nel passato, e sperimentazioni. Come elastici abbiamo unito questa forza dinamica delle molteplici visioni, a volte simili e concordanti altre distanti e opposte.” (Elisabetta Rinco)
“Estremi” ed “Elastici”: quale l’aggettivo e quale il nome? È stata questa fluidità che fin dal principio ha identificato, più di ogni altra caratteristica, l’ideazione, la creazione e, infine, la realizzazione di questa mostra. Noi artisti e curatori che abbiamo partecipato al progetto ci siamo conosciuti, confrontati, incontrati e, all’estremo, reciprocamente resi mutabili, flessibili per concretizzare insieme questo lavoro. Ne è scaturita una molteplicità di visioni che oggi, materialmente, si trovano qui, tutte insieme, a dialogare tra di loro e con lo spettatore al quale adesso spetta il compito di riempire questo piacevole insieme di punti di vista estremamente elastico. (Irene Tempestini)
“Lavori originati da sensibilità distinte si incontrano in un unico luogo e in un preciso momento. Influenzandosi reciprocamente, scattano tra loro come molle reazioni diverse. Tensioni, ma anche legami flessibili e mutevoli. Grazie a questo contatto, entità estremamente distanti generano una molteplicità di sguardi, mutando i limiti in qualcosa di malleabile e fluido. Niente è definito, nuovi significati prendono forma. Spetterà al visitatore coglierli lasciandosi andare a un momento ludico staccandosi per un attimo dalla realtà.” (Matilde Tirelli)
Il progetto FARE ARTE CONTEMPORANEA – in collaborazione e con il finanziamento del Comune di Prato – sviluppato da professionisti del sistema artistico (artisti, curatori, critici, comunicatori), ha come obiettivo la conoscenza diretta e pratica del sistema artistico contemporaneo, e il raggiungimento di abilità necessarie a livello lavorativo. Corpo docente e membri di Estuario: Marina Arienzale (artista e fotografa), Serena Becagli (curatrice e producer), Francesca Biagini (critica e curatrice d’arte), Roberto Fassone (artista e docente), Matteo Innocenti (curatore d’arte e docente), Dania Menafra (artista e grafica d’arte), Enrico Vezzi (artista e curatore), Virginia Zanetti (artista, curatrice e docente).
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