TUM Exchange – Virginia Zanetti – Due ma non due

Il progetto TUM EXchange inizia con la mostra di Virginia Zanetti Due ma non due, sabato 2 giugno 2012 presso S.A.A.M

Quella muta intesa di sguardi e il mistero espresso dalla fissità dei corpi sono quanto rende la Visitazione del Pontormo, collocata nella Pieve dei Santi Michele e Francesco a Carmignano, una delle pitture più significative del Manierismo. La capacità di evocare il sacro senza un apparente ricorso gestuale o discorsivo ma soltanto attraverso la tensione dell’ascolto, ha rappresentato una suggestione formidabile per le scelte operative di Virginia Zanetti allo Spazio d’Arte Alberto Moretti.
Ben inteso, fuori dal citazionismo dotto e strumentale, il rapporto instaurato con il grande precedente si è sviluppato in modo puramente emotivo.
L’intera ricerca di Virginia pone quale condizione fondamentale il bisogno dell’assoluto e la dipendenza necessaria tra ogni essere e cosa. Come insegnano le molte varianti della filosofia orientale – concetto che comunque non è estraneo neppure all’occidente, basti pensare alle emanazioni del neoplatonismo oppure in periodo recente alle relazioni tra micro e macro cosmo confermate dalla fisica quantistica – ogni esistenza attinge sé dalla medesima matrice di materia ed energia. Due ma non due, dal principio giapponese shiki shin funi, significa appunto questo, che invece di individualità autonome e stabili noi siamo relazioni di un sistema infinito. Certamente il primo passo verso il riconoscimento di tale condizione è la ricezione: sentire la realtà esterna e da essa tornare a sé.

Tutte le opere in mostra, siano esse in forma di oggetto o di testimonianza, ruotano intorno a tale centro.
AscoltarTi nel modo più evidente è un esperienza di apertura all’alterità. Una parte dello spazio espositivo, che già nella sua architettura ricorda lo stile modernista – e in riferimento all’attività della Galleria Schema di Raul Dominguez e Alberto Moretti, allestita nel 1972 da Superstudio – viene “trasformato” in ambiente familiare con l’inserimento di oggetti stile anni ’60 e ’70. Qui, persone che forse non si conoscono, entrano in contatto attraverso il rituale del dono, conquistando con l’abbandono, o meglio con la dimenticanza della propria individualità, l’intuizione della pienezza. Un’azione pregnante, realizzata più volte nel corso dell’inaugurazione e di cui resterà traccia documentaria nel periodo successivo.


Per via analoga Save Delete, risultato di una serie di dialoghi, pone la comprensione come via privilegiata. Le semplici scritte su fondo bianco che si alternano nel video rappresentano i segreti riposti e le inconfessate paure della nostra coscienza.“I miss my mother, what a liberation I never said it before” oppure “Economic crisis”; le stesse frasi che scorrono inermi nella banalità della comunicazione standardizzata, riportate a una dimensione personale si trasformano in armi esplosive di guerre personali e collettive. L’artista come un medium ha ascoltato, trascritto, infine cancellato ciò che, sebbene emerso, subito ha desiderato scomparire. Resta il conflitto tra il desiderio di esprimersi e la vergogna di accettarsi interamente.
Con Gap the mind between al rituale si aggiunge la componente misterica. I Tarocchi, le carte del destino, aldilà delle volgarizzazioni comuni costituiscono un formidabile strumento sensitivo. I simboli disegnati, simili a quegli archetipi dell’inconscio di cui scrisse spesso Jung, se abbinati alla capacità intuitiva di chi li legge e alla disposizione di chi attende, possono rivelare straordinarie intuizioni. L’arte e le sue immagini si affermano dunque come possibilità di autoanalisi e di autocomprensione.
Infine, come un gioco di parole, Infinito e Infinito presente. La circolarità, con tutta la perfezione e le implicazioni che racchiude, si concretizza in due elementi di vetro e in un hula hoop: da una parte l’idea di unione e trasparenza, dall’altra la necessità del movimento. In un frammento di Eraclito leggiamo che è “comune il principio e la fine del cerchio”. Ebbene, in altre parole: questo luogo che ha appena conosciuto una dolorosa scomparsa, grazie all’arte e alla presenza di noi tutti, già riafferma nuove espressioni di vita.

(Matteo Innocenti)

 

Artisti  |
Virginia Zanetti
Manuela Menici
Vanni Meozzi
Kinkaleri
Sedi 
 |
S.A.A.M., Via Borgo 4, Carmignano, Prato
LATO, Piazza San Marco 13, Prato
spazioK, Via Santa Chiara 38/2, Prato
Data  |
 da sabato 2 giugno a martedì 31 luglio 2012
Ideazione |
  TUM PROJECT
A cura di  |
  Matteo Innocenti
Organizzazione 
| Argentina Giusti

TUM Exchange è un progetto espositivo fondato sullo scambio e sull’ospitalità: gli artisti non solo hanno collaborato insieme alla preparazione dell’evento, ma ne hanno resa possibile la realizzazione mettendo a disposizione, l’uno dell’altro, un proprio spazio di riferimento.
Il risultato sono 2 mostre “doppie”, secondo questo schema:

Virginia Zanetti / Manuela Menici
Vanni Meozzi / Kinkaleri
negli spazi S.A.A.M., Lato e spazioK

TUM Exchange è una sperimentazione sulle possibilità concrete della condivisione.
Internet, area eletta di incontri reali e virtuali, è la prova che alcuni movimenti di sottofondo possono emergere alla superficie come ipotesi alternative di comportamento – dall’open source alle Creative Commons, da Servas al CouchSurfing. TUM Exchange s’inserisce proprio in questa tendenza, in riferimento alla spontaneità che l’arte dimostra nei periodi migliori come espressione della sua intima essenza.

 

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