Aprile – Maggio 2021
Eva Sauer (Firenze, 1973; vive e lavora tra Firenze e Düsseldorf)
Nel suo lavoro Eva Sauer combina immagini fotografiche e sculture con la parola. I temi principali della sua ricerca sono le molteplici forme di violenza, le paure e le perdite esistenziali.
Durante il periodo di residenza a STUDIO l’artista ha lavorato al progetto Stream-line (toxic colonialisation).
Attraverso la realizzazione di un tappeto in feltro con piccole ceramiche incastonate al suo interno e la creazione di tre diverse ceramiche-sculture, Eva Sauer ha raccontato storie di colonizzazione tossica in Africa.
La sua ricerca è appunto volta a mettere luce sul toxic colonialisation, ovvero il traffico di rifiuti tossici, i quali, partendo dai paesi più ricchi vengono scaricati ed abbandonati nelle terre delle loro ex colonie. Scarti di produzione, materie prime e rifiuti industriali vengono tutt’oggi riversati illegalmente dalle economie forti nei territori dei ceti più bassi, causando danni irreparabili non solo per le terre ed i popoli di questi paesi, ma per l’intera umanità.
«Il titolo Stream-line si riferisce a streamline – ottimizzare, semplificare con la forza laddove sono necessarie soluzioni complesse che danno spazio alle diverse necessità. Stream e line separati invece stanno per flusso/corrente e linea: il flusso di denaro, di armi, materie prime e rifiuti tossici, ma anche, di conseguenza, le migrazioni. La linea è il confine, il percorso, il limite raggiuto e valicato della legge, ma anche dell’etica.»